No so quanti ricordano quando, a fine legislatura (14^) del precedente governo Berlusconi, ci fu quella scena pietosa in cui il disegno di legge sulle “disposizioni in materia di pari opportunità tra uomini e donne nell' accesso alle cariche elettive”, fortemente voluto dall’allora Ministro per le pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, venne approvato con un’ampia maggioranza al Senato, quasi senza incontrare ostacoli, ben sapendo, tutti, che l’imminente scioglimento delle camere avrebbe impedito che la Camera avesse il tempo di fare altrettanto. Non si sa se la sarcasticita della situazione fosse dettata più da fatto che, volutamente si era procrastinato l’esame del testo così da renderlo un mirabile esempio di incompiuta, oppure dall’applauso finale del Senato e di quanti accoglievano con un grande sollievo, pur avendo votato a favore, il fatto che era stato sventato il rischio che, l’introduzione delle quote rosa, avrebbero potuto precludere a molti la possibilità di ricandidarsi alle elezioni successive.
Questo solo per ricordare cosa accade se si preferisce selezionare le donne in politica con metodi più consoni alla selezione per “Le folies berges” piuttosto che andare alla ricerca di una sana competenza specifica.
In quest’ottica il quadro che emerge dalla lista dei componenti del nuovo Consiglio dei Ministri, è quello di chi, in generale, non sembra avere grande considerazione per le donne, salvo che queste non siano poche, giovani e carine.
Ecco, quindi, che il nuovo esecutivo conta quattro donne degne della prima serata TV, di cui una tale nel senso stretto del termine. Dalla più “vecchia” Prestigiacomo all’ambiente, passando per la Gelmini all’Istruzione, proseguendo per la Carfagna alle pari opportunità e finendo con la “bimba prodigio” Meloni alle politiche giovanili. Età massima 41 anni, minima 31. Due titolari di un ministero con portafoglio e due prive.
Fattore comune oltre al sesso, la sostanziale inesperienza nei settori in cui sono state chiamate ad operare. Eccezion fatta per la Meloni, se crediamo che essere giovane e fuoricorso all’università, sia idoneo titolo di merito per essere titolare di un incarico amministrativo in materia di politiche giovanili. Certo il Ministro potrà essere un fulgido esempio per i giovani dimostrando che grazie alle benemerenze di partito si può evitare precariato e tutte le difficoltà cui la gioventù odierna è avezza e vantare una dichiarazione dei redditi intorno ai 90.000 euro.
Certo mettere delle neofite alla guida di settori chiave e strategici come l’ambiente e l’istruzione, appare azzardata. Infatti entrambi rappresentano il sostanziale futuro del nostro paese. Dal primo dipende strettamente dove vivranno i nostri figli e la salubrità che esso potrà garantire. Tenendo ben presente che già nell’immediato c’è la patata bollente rifiuti in Campania da gestire nonché tutta una politica ambientale da costruire da zero. E se andiamo a vedere i trascorsi della Prestigiacomo pur con tutti i benefici del dubbio, non riusciamo a scorgere alcuna sua iniziativa specifica in materia ambientale o dimostrazione di “know-how” in materia.
La seconda riguarda la capacità che potranno avere le future generazioni di adeguare la loro preparazione culturale e professionale nel panorama di forte competizione nel quale i giovani saranno chiamati ad operare. Ricordando che la base di partenza del nostro sistema scolastico è estremamente deficitario. Certo è che, se il programma della Gelmini è quello esplicitato nella proposta di legge n. 3423 , presentata alla Camera il 5 febbraio 2008, gli auspici che se ne traggono non sono i migliori. Infatti il sestema scolastico che si desume dalla sua iniziativa parlamentare è solo apparentemente meritocratico, ma apre grandi spazi al clientelismo tramite assunzioni extra-concorsuali e tende a spingere tutto il sistema verso un presunto efficientismo che potrebbe indurre a gli istituti scolastici a “regalare” titoli e voti per guadagnare una migliore “ranking” ai fini del finanziamento e sopravvivenza dello stesso. A detrimento della qualità del sistema educativo e della preparazione oggettiva degli studenti. Minando, al tempo stesso, gli equilibri interni dei dipendenti del sistema scolastico pubblico, tramite un’eccessiva pressione indotta da un esasperato efficientismo, produttività ed apprezzamento, la cui quantificazione dovrebbe essere demandata a non si sa bene chi (forse i presidi?) e con quale garanzia di terzietà e trasparenza.
Infine che dire del Ministro per le pari opportunità Mara Carfagna, certamente l’esperienza di soubrette le potrà giovare per comprendere meglio le dinamiche che portano il settore televisivo ad essere tra i pochi avulsi dal problema delle quote rosa. Forse intende operare una trasposizione del metodo “amici” o “x-factor” per garantire maggiori diritti ed opportunità nel mondo lavorativo e sociale alle donne.
Ma, infondo, per far questo non bisognerà attendere molto, infondo il Presidente del Consiglio è gia stato precursore, una volta di più, in questa nuova strategia tesa a concedere nuovi spazi al gentil sesso.
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1 commento:
Beh, non dimentichiamo che il berlusca è stato quello che ha consigliato a una gentil donzella precaria di sposare suo figlio. la migliore formula per svoltare una vita....
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