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giovedì 15 maggio 2008

La trave e la pagliuzza.

Finalmente qualcuno ne canta quattro a quel Travaglio. D’Avanzo, su La Repubblica, se ne è fatto un punto d’onore. Finalmente un giornalista coraggioso che scava a fondo per scoprire il marcio che si cela sotto il velo dell’apparenza. Grazie ad una fonte, a tutt’oggi anonima, ma presumibilmente qualcuno ben introdotto nelle disavventure giudiziarie del caso Cuffaro, lo scaltro giornalista-investigatore, ci dice che il re è nudo!

Ma in tutto ciò sfugge un dettaglio e allora vado a cercare in tutti i data base dei siti istituzionali del nostro paese e scopro che quel cattivaccio di Travaglio non riveste cariche pubbliche e neanche politiche. Nessuno lo ha eletto, tantomeno nessuno gli ha assegnato un’incarico di amministratore, neanche di condominio. Allora mi vedo costretto a rileggere la “denuncia” del giornalista di Repubblica.

Leggo bene e scopro che in ciò che viene contestato a Travaglio non ha, comunque, alcuna rilevanza penale. Come del resto veniva precisato anche in riferimento alle attività imprenditoriali di Schifani.

Allora qual è la discriminante tra Travaglio e Schifani? Dov’è che non è equilibrata l’equazione di D’Avanzo?

La risposta è che Travaglio un semplice cittadino mentre Schifani è la seconda carica dello stato. Al primo è richiesto ciò che è esigibile a ciascuno di noi. Un comportamento esente da comportamenti che violino la legge e basta. Al secondo, oltre ad aspettarsi i medesimi standard dei comuni cittadini, si chiede la più totale integerrimità e trasparenza, presente e passata. Perché mentre il giornalista piemontese non è titolato a rappresentarci tutti in avvenimenti pubblici in Italia ed all’estero, il secondo si. E, come lui tutte le cariche dello stato a partire dal Presidente della Repubblica all’ultimo dei Consiglieri comunali.

Ecco dove la logica e il buon senso non regge. Ecco dove il giudizio si ribalta rispetto alle considerazioni delle prime righe.

I politici non possono essere giudicabili per nessuno dei loro atti e, sopratutto dai cittadini che li eleggono. Ancora una volta i peones dell’informazione corrono in soccorso della Casta. Ormai piena dell’ecumenismo berlusconiano e della nuova via per una “economia spirituale” di Tremonti. La casta, dietro un’evangelico “chi è senza peccato scagli la prima pietra” cerca di attribuirsi un’infallibilità anche superiore a quella dello stesso Papa. Perché, se il dogma ammette che questo è infallibile solo per ciò che fa e dice, dal momento in cui viene eletto, per i politici vige la regola della retrodatazione degli effetti. A questo punto immaginiamo fin dal concepimento.

Non sono voluto entrare nel merito di ciò che Travaglio ha fatto nel 2003. Non ero lì ad assistere, per cui se un magistrato ha stabilito che dalle intercettazioni non è emerso alcun comportamento penalmente rilevante a me basta. Il resto sono affari suoi.

Non mi basta in ugual misura sapere che Fassino chiama Consorte, che Cuffaro aiuta certe persone, che Schifani intrattiene certi rapporti d’affari. Se dovessi andare avanti dovrei trascrivere qui un’intera enciclopedia, pur toppo.

www.fainotizia.it

1 commento:

Annachiara ha detto...

Comunque è allucinanante pure l'attacco di Castelli a Travaglio ieri sera da Santoro. Cioè, quel poveraccio (si fa per dire, ormai!) di Travaglio è il bersaglio più ambito dai giornalisti e dai politici attualmente. Costituisce il secondo problema italico, dopo la sicurezza. Però, ieri sera da Santoro, l'ho visto vagamente in difficoltà. Nel senso che Castelli sembrava un mastino scatenato e a Travaglio gli sudavano i baffi, perché sapeva benissimo di non poter reagire come avrebbe voluto....