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lunedì 16 marzo 2009

Le Confindus-tigri di cartapesta

Evidentemente, per Berlusconi, le sue ambizioni di controllo del paese non si fermano al pio desiderio di votare lui per tutti, sia eliminando il voto di preferenza nelle elezioni, sia eliminando il diritto di voto dei parlamentari, sostituendolo con quello dei singoli, sia auspicando la sparizione di forze che compongono la sua stessa coalizione, allorché si augura un PdL al 51%.

Come se tutto questo non fosse abbastanza decide anche di sostituirsi alle forze sociali ed economiche, non ultima la Confindustria.

Dal Forum di Confcommercio a Cenobio il Presidente del Consiglio fa sapere che quando la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, chiedeva soldi veri al Governo, in realtà non lo stava dicendo affatto e come al solito i media erano preda di allucinazioni. Questo si evince quando il Cavaliere dice: “non è stata una strigliata. Ho parlato ieri con la e mi ha detto di non essere critica nei confronti dell'azione di governo. Ci ha tenuto a farmelo sapere. Certo la posizione dei giornalisti assomiglia sempre più a quella dei protagonisti di certi film thriller nei quali viene ordito un complotto per farli credere pazzi.

Sta di fatto che con questo sembra che Berlusconi abbia assunto la delega ad interim anche di Confindustria, certo sarebbe stato difficile immaginare potesse avvenire altrettanto con Montezemolo ancora in sella. La Marcegaglia, da tutta questa vicenda, esce commissariata, trascinando anche il Segretario della Cisl, Bonanni, che, ormai fin troppo abituato ad appiattirsi sulle posizioni della Confindustria, non aveva esitato a far da spalla: “Fa bene la Marcegaglia a insistere sulla crisi'” confermando anche lui di essere vittima della stessa allucinazione collettiva della stampa chiedendo: “soldi veri per scongiurare gli effetti della crisi”. Astutamente cercava di cavalcare la tigre, magari inducendo qualcuno a credere che sapesse dire qualcosa di diverso da quello che gli suggeriva l’Esecutivo. Forse un po’ pentito, per aver osato, la buttava come si dice a Roma “in caciara”: “Bisogna metterci d'accordo tutti in modo tale da far diventare trasparente la proposta e rassicurare i cittadini che non sono tranquilli perché c' è una classe dirigente che litiga sempre”. Purtroppo per lui non si accorgeva che quella che cercava di cavalcare era sì una tigre, ma di cartapesta, degna del miglior carnevale viareggino. La leader di Confindustria è legata a doppio filo a questo governo. Sempre pronta ad assecondarlo, indistinguibile sotto il profilo di una volontà propria non ha mai esitato a correre in soccorso, non ultima la vicenda della Alitalia – CAI, dove la stessa Emma Marcegaglia si era prodigata con un suo investimento, forse al di sopra delle sue possibilità, per poi ritirarsi alla chetichella. Ma il tanto giusto da consentire al Cavaliere di annunciare che Confindustria è con noi.

Così Berlusconi prende due piccioni con una fava, redarguendo pubblicamente l’una e l’altro, facendo capire che non sono ammesse voci di dissenso. Con l’unica differenza che lo fa con una sola telefonata, perché basta chiamare la leader degli industriali intimandogli l’abiura per lesa maestà, per ottenere l’automatico allineamento della Cisl.

L’unica istituzione che oggi sembra godere ancora del diritto di dissenso, sembra quella bancaria. Lo dimostra il tentativo del Governo di istituire un organismo di controllo sull’operato delle Banche, seguito da un “niet” che non ammetteva repliche dal parte del Governatore di Bankitalia, Draghi. L’unico diniego che produce un dietrofront di Berlusconi, nessuna telefonata di scuse e nessuna chiamata a rapporto a Palazzo Chigi. Anzi al contrario un susseguirsi di precisazioni e correzioni, con corollario del consueto travisamento da parte della stampa (sempre più in preda ad una crisi di nervi).

In compenso nessuna richiesta di chiarimenti, alla stessa Banca d’Italia, sul perché, nonostante le sollecitazioni del Governo ad una maggiore agevolazione al credito, che solo pochi mesi fa facevano proclamare a Tremoni: “Non un miracolo ma un sollievo alle famiglie che stanno nella tenaglia tra uno stipendio fisso e un mutuo variabile, l' obiettivo è quello di togliere un po' di angoscia che negli ultimi tempi si è accumulata nelle famiglie”, per tutta risposta, la concessione di mutui e prestiti stia diventando sempre più complessa, anche a causa del CRIF (Centrale Rischi Finanziari) che spesso inserisce nella sua lista nera, quali cattivi pagatori, molti cittadini colpevoli del ritardano il pagamento di una sola rata anche solo di pochi giorni. Insensibile alla situazione economica attuale e le comprensibili difficoltà che affrontano le persone ogni giorno. Creando una situazione che si ripercuote sul mercato immobiliare per cui per avere credito bisogna avere ampie garanzie. Concedendo, di fatto, prestiti solo a chi di soldi non ha bisogno. In questo contesto sembra abbastanza scontato che l’annunciato “Piano Casa” del Governo sembra destinato (casomai ci fossero ancora dubbi) a pochi privilegiati, che dispongono di ampie garanzie e coperture economiche, che vivendo in villa possono ampliarle a loro piacimento.

Così l’Italia sembra un po’ il paese del Mago di Oz, solo che invece di Leoni codardi ci sono tigri di cartapesta come Confindustria, invece di un Boscaiolo di latta senza cuore c’è quella parte del sindacato più attenta a quello che dicono i datori di lavoro che i lavoratori che dovrebbero rappresentare, al posto dello spaventapasseri senza cervello, c’è un sistema bancario che di cervello ne ha fin troppo, ma lo usa solo come e quando dice lui, finendo per sortire lo stesso effetto.

Quanto a Doroty, con scarpette d’argento che percorrono una strada lastricata d’oro, lascio alla fantasia del lettore indovinare chi possa essere.

Insomma, Berlusconi dice che la crisi è come la nebbia milanese di Totò: C’è ma non si vede

La Confindustria dice che i soldi sono come la nebbia milanese di Totò: C’è ma non si vede

Le Banche dicono che i mutui sono come la nebbia milanese di Totò: C’è ma non si vede

La Cisl dice che il lavoro è come la nebbia milanese di Totò: C’è ma non si vede

Gli italiani di fronte a tutto ed ad un nuovo Ministro del Turismo cui pagare un lauto stipendio, come la Brambilla, pensano un più prosaico e banale: La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche la monarchia in Italia è come la nebbia milanese di Totò: c'è ma non si vede.
L'innesto di folta capigliatura sintetica è solo il basamento della corona.

Paolo Melis ha detto...

In effetti l'avevo sempre sostenuto che lui fosse tutt'altra pasta rispetto a Giulio Cesare.
Mentre per il primo la chioma sintetica funge da supporto per la corona, il secondo rifiutò il titolo di imperatore ma accetto quello di Divo solo perchè permetteva di indossare una corona d'alloro utile a tenere fermo il vistoso riporto nelle giornate ventose....

Pepenero ha detto...

Siamo cittadini o sudditi?

Paolo Melis ha detto...

@ Alberto
dovendo esprimere un parere personale sulla base della capacità di critica ed analisi della maggiornaza dei cittadini propendo più per la seconda ipotesi...
Ciao