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venerdì 13 marzo 2009

Elemosine

Camera e Senato hanno bocciato la proposta del PD di istituire l’assegno di disoccupazione è il Ministro Sacconi che, in aula, illustra la posizione del governo:“Questi stessi strumenti in una fase di questo tipo diventano (…) incentivi al licenziamento e incentivi al rattrappimento strutturale: proprio ciò che noi non vogliamo produrre”, ribadendo quanto già detto dal Presidente del Consiglio nei giorni scorsi: ''il sistema attuale gia' ci consente di modulare gli interventi e di farlo in maniera assolutamente opportuna, migliore di quella che non sarebbe certamente se adottassimo una misura come quella che e' stata preconizzata: misura che sarebbe una licenza di licenziare, soprattutto per i piccoli imprenditori e gli artigiani'', i cui dipendenti ''godrebbero dell'indennita' e continuerebbero a lavorare in nero''. Il Centrodestra ben compatto ha concordato con le tesi del suo leader votando contro il sostegno economico per tutti quei lavoratori attualmente esclusi dall’accesso agli strumenti previsti dal sistema di ammortizzatori sociali e che hanno perso il posto di lavoro dal 01 settembre 2008. I numeri dicono 218 a favore e 268 contrari.

Nel merito delle argomentazioni addotte dalla maggioranza, prese a se stanti, si potrebbe concordare, nessuno potrebbe voler alimentare la corsa al lavoro nero oppure incentivare i datori di lavoro a licenziare, basandosi su questi assunti la maggioranza cerca di apparire come il buon pater familias costretto a scelte dolorose nell’esclusivo interesse dei suoi figli. Eppure queste tesi sembrano apparire incoerenti con numerosi provvedimenti intrapresi dal Governo negli ultimi mesi. Infatti, a scorrere la successione delle azioni dell’esecutivo, vediamo che con la legge 133, nota anche come decreto Brunetta, si istituisce l’esonero dei dipendenti pubblici, ossia un meccanismo per il quale un dipendente che ha lavorato per non meno di 35, compresi i figurativi (in molti casi si possono avere situazioni per cui gli anni di lavoro effettivamente svolti sono 30) può chiedere dall’essere esentato dall’attività lavorativa e rimanere a casa gli ultimi 5 anni in attesa della pensione venendo retribuito dal 50 al 70% della sua ultima busta paga. Con la possibilità in questo arco di tempo di poter svolgere altre attività lavorative autonome, ma non lavoro subordinato. E sempre la stessa norma contiene un’ articolo la cui definizione è tutta un programma: norma ammazza precari. In buona sostanza con esse si dà un colpo alla stabilizzazione depersonale assunto a tempo determinato. Inoltre è stato varato un provvedimento come il blocco del turnover della stessa pubblica amministrazione.

Insomma, se la tesi deve essere che, bisogna disincentivare il lavoro nero e i licenziamenti facili, questi provvedimenti sembrano dire tutt’altro. Immaginiamo l’interesse dei pubblici dipendenti “accasati” anzitempo che, non avendo specifiche professionalità (la maggioranza) tali da consentire la formalizzazione di un’attività professionale autonoma, potrebbero essere tentati di aumentare, “esentasse”, il loro reddito privi di regolare contratto. Oppure quanto è disincentivato dal licenziare il datore di lavoro che sa di poter fruire della cassa integrazione per i suoi dipendenti? Oppure le norme a favore del lavoro precario non sono a loro volta, di fatto, una forma di incentivo al licenziamento?

Va ricordato che proprio il precariato è strumento diffusissimo anche nella pubblica amministrazione, non esclusi settori delicati come Istruzione, Sanità, Sicurezza e Difesa.

Probabilmente se le medesime argomentazioni fossero state addotte anche all’epoca dell’approvazione di queste norme, certamente la credibilità di Governo e Maggioranza ne avrebbe beneficiato.

Invece sembrano celarsi dietro ritornello abbastanza stantii e fuori luogo, tacciando gli altri di demagogia e più semplicemente di voler fare le elemosina. Esattamente come accade con la proposta di tassare, una tantum, i redditi sopra i 120 mila euro. A cui il Cavaliere risponde : “È una ricetta sbagliata, non secondo me, ma secondo il parere della dottrina economica liberale. Non è con l'elemosina che si risolve il problema. Non è tanto il fatto che chi può fare e dare qualcosa in più lo faccia. Io ho fatto tanto, donazioni, beneficenza ma non lo pubblicizzo...”. Ad onor del vero bisogna dire che stavolta le cose stanno esattamente così, ossia che la beneficenza la fa solo quando lo dice lui. Ragionevole è inserire in questo alveo proprio l’idea della “Social Card”, prevista, inizialmente, per 1 milione e 200.000 italiani in difficoltà. Deve essere andata come quando in chiesa passa il chierichetto col cestino della questua e il “povero” fedele controlla nelle tasche sicuro di poter contribuire con una somma decorosa, ma solo di fronte agli occhi del giovane servente si accorge di avere pochi spiccioli, e si vede costretto a raschiare il fondo del borsello per raccattare quella miseria che gli rimane, pur di non dover usare le banconote.

Infondo è quello che ci dice il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Nicola casentino nel corso di una interrogazione parlamentare sulla social card è costretto ad ammettere che del milione e 200 mila beneficiari proclamati “urbi et orbi”, solo “430 mila sono state regolarmente accreditate anche dell'importo relativo al primo bimestre 2009”. Insomma solo il 30% di quanto annunciato, molte delle quali non vengono ricaricate con la dovuta solerzia da parte del Ministero, per cui il vecchietto spesso si trova a dover lasciare la spesa alla cassa per in capienza della Carta. Cui va aggiunto che gli sportelli INPS, a quanti fanno richiesta della carta in queste settimane, stanno comunicando che attualmente non ci sono risorse, per le quali si dovrà attendere un tempo non ben precisato.

Tutto questo credo faccia capire che il connaturato istinto di leader dirigista di Berlusconi non venga meno neanche in queste circostanze, per cui sembra dire: “l’elemosina è mia e la do quando voglio io!”

1 commento:

Laura Raffaeli ha detto...

per la social card potevano aumentare di quei pochi spiccioli direttamente le persone tipo me, cioè senza reddito, invece di far fare la fila (preti e suore comprese..) per marchiarsi meglio come "poveri" ed avere tra le mani un rettangolo di plastica con loghi inutili (chi ha preso i soldi dagli sponsor??) pure "scarico".
invece per "l'elemosina" penso che se nessuno comincia l'esercito sarà messo fuori ai supermarket perché gli italiani hanno fame, molta e aumenta sempre di più, anche se queste sono parole che disturbano gli illusi di essere benvoluti dal "premier", che s'è preso l'oscar da "riformista" (medievale) per dimenticare l'altro recente da cafone in francia, ciao laura