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giovedì 12 marzo 2009

La riserva indiana digitale

L’Onorevole Carlucci ha dichiarato guerra alla pedofilia, ma l’impressione è che sembra aver sbagliato mira.

Dal suo sito parte alla carica col suo stile, molto televisivo, elencando un suo personalissimo quadro statistico di casi di cronaca, guarda un po’, tutti perpetrati su internet.

Per risolvere la questione presenta un testo di legge che impone il “divieto di effettuare o agevolare l’immissione nella rete di contenuti in qualsiasi forma (testuale, sonora, audiovisiva e informatica, ivi comprese le banche dati) in maniera anonima.”.

Insomma parte da un concetto a cui tutti sono sensibili ma sembra occuparsi di ben altro. Ovviamente questo suo improvviso interessamento per la rete ha sollevato gli strali di molti addetti ai lavori e di fruitori del web in tutte le sue sfaccettature, non ultimo del Presidente dell’ Istituto per le politiche dell'innovazione, Guido Scorza. Senza volersi addentrare troppo nelle questioni tecniche, appare curioso notare un certo strabismo riguardo alla questione pedofilia, anche perché questo tema non nasce e non muore con le chat ma ha anche un altro filone molto significativo a livello mondiale, che necessiterebbe di maggiore attenzione da una così autorevole esponente del Parlamento: quello dei preti pedofili.

Infatti notizia di ieri “si è dimesso ieri il vescovo irlandese John Magee, ex segretario personale di tre papi (Montini, Luciani, Wojtyla), finito nella bufera per i preti pedofili”. Allora se Gabriella Carlucci ritiene di dover affrontare il problema anonimato su internet per contrastare la pedofilia dovrebbe fare altrettanto anche con gli esponenti del clero. Perché ce ne sarebbe un gran bisogno, anche alla luce dell’incursione recente della “iena” Enrico Lucci al simposio della Penitenzieria Apostolica, il supremo tribunale della Chiesa cattolica per il foro interno, competente per le assoluzioni dei peccati, delle censure e delle pene riservate alla Santa Sede. Nel corso della quale Padre Leon Lemmens, Segretario Generale Assistenza Chiese Orientali, ha affermato che, la prassi seguita dalla chiesa cattolica in tema di pedofilia è quella che, in caso venga accertato che un religioso commetta atti simili, questo venga denunciato al vescovo ancor prima che alla giustizia ordinaria, lo stesso vescovo deve prendere le prime misure di tutela anche delle vittime, la comunicazione agli organi di giustizia civili non è un’ automatismo ma dipende da caso a caso, per cui se è capitata una volta, una piccola cosa questa non necessariamente va denunciata, bensì risolta per vie interne. Tesi successivamente ribadita anche da Don Pedro Fernandez, penitenziere di Santa Maria Maggiore in Roma, il quale, citando San Paolo riferisce come sia più opportuno risolvere queste vicende all’interno della Chiesa e come non convenga andare ai tribunali civili.

Alla luce di certe affermazioni perché non inserire nel provvedimento di legge la perseguibilità d’ufficio dei prelati che occultano informazioni riguardo ad atti di pedofilia posti in essere da religiosi?

Invece l’onorevole conduttrice, pensa che la pedofilia debba necessariamente essere correlata la diffamazione a mezzo stampa o a mezzo televisivo, la quale afferma che, essa debba essere “punita anche molto severamente” lamentando che “tutto questo invece non esiste in Internet in tal senso propone che: “Per quanto riguarda i reati di diffamazione si applicano, senza alcuna eccezione, tutte le norme relative alla Stampa”. Questo, per rimanere in tema di informatica, sembra un vero e proprio “cavallo di troia” (tipo di software creato con il solo scopo di causare danni più o meno gravi al computer su cui viene eseguito le cui funzionalità sono nascoste all'interno di un programma apparentemente utile). Quasi a svelare i veri intenti di questo provvedimento, ossia quelli di porre un freno a quello che oggi è il vero e solo “Pasquino” digitale,capace di levare la voce del dissenso e della critica legittima al potere costituito. Per far ciò sembra andare anche in controtendenza con la giurisprudenza consolidata, quale la recente sentenza della Cassazione, che respingendo un ricorso dell’ ADUC contro il sequestro di alcuni messaggi sul suo forum di discussione stabilisce che: "i nuovi mezzi di comunicazione e manifestazione del pensiero non possono rientrare nel concetto di stampa, per cui sono equiparabili ad una bacheca e, a differenza della stampa (dove per la riproduzione e per la responsabilità civile e penale ci sono editore e direttore responsabile), l'autorità giudiziaria può esercitare un controllo diretto”. Ad ulteriore chiarimento di questa sentenza va detto che comunque coloro che hanno reso le dichiarazioni incriminate sono oggetto delle attenzioni della procura, quindi non è che la rete consenta alcuna impunità.

Se dovessimo mettere insieme tutti questi provvedimenti otterremmo che da un lato la rete deve essere assoggettata ai doveri della stampa, ma contemporaneamente essere privata dei diritti di cui la stampa stessa gode.

Dopo aver monopolizzato tutti i principali media sembra che il disgusto di molti per l’informazione lottizzata, con il conseguente rifugio nella libera circolazione di idee nella rete sia vissuto con “fastidio” da molti. I quali sembrano intenti, dietro un’apparente riconoscimento delle potenzialità di internet, a trasformarlo in una sorta di riserva indiana dove relegare e controllare meglio il dissenso.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Auspico un futuro costellato di cavalcate domenicali del toro meccanico, come ai bei tempi della Carluccias.
Cioè, tornare ad occuparsi di cose più confacenti al suo rango no eh?

Paolo Melis ha detto...

...il toro meccanico, non me lo ricordavo...
Curioso, mi viene in mente "i viaggi di gulliver" dove (se non erro il popolo dei lilliput) i ministri venivano selezionati in base alle loro capacità di affrontare esercizi circensi...
Forse Jonathan Swift più che nello spazio sembra avere viaggiato nel tempo... prefigurando il tele-governo che ormai imperversa con le Carlucci, le Carfagna, le Zanicchi oppure gli Scotti, gli Sgarbi, i Barbareschi... il bello è che poi ministro della cultura è uno come Bondi... magari per la sua inquietante somiglianza con Zio Fester della famiglia Addams
Vedi mai...?

Annachiara ha detto...

Relegare per controllare non mi convince troppo.
Io direi piuttosto censurare per reprimere ed annullare.

Paolo Melis ha detto...

@Annachiara
guarda che se sei una che non si fa convincere in questa nostro paese non vieni vista di buon occhio... :-D
A parte gli scherzi a volte tempero un po' i termini solo per non farmi dire che sono il solito comunista pessimista ;-)