Brunetta annuncia, orgoglioso: " mission accomplished" (missione compiuta). Se non fosse che la statura gli impedisce l’accesso alle forze armate, forse avrebbe preferito farlo in stile Bush, in tuta di volo, dopo essere sceso da un jet, a bordo di una portaerei. Annunciando alle truppe schierate la vittoria finale con quel 37,1 % di malati in meno nella pubblica amministrazione, poi, in molte agenzie e comunicati, diventato un generosissimo “quasi la metà”.
Limitandosi ad una ben più sobria conferenza stampa ha illustrato quanto pare emergere dall’“Indagine Pilota. Monitoraggio delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici. seconda puntata” . Redatto dal Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione.
Si Tratta del monitoraggio delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici riferiti ai periodi maggio/luglio 2007 - maggio/luglio 2008.
L’indagine così recita: “mira a quantificare gli effetti sui comportamenti dei dipendenti pubblici indotti dalle recenti modifiche normative del decreto legge 112/08,oltre che dalle misure di sensibilizzazione e di trasparenza, attivate dal Ministro nel corso dei primi tre mesi di attività (… l’effetto fannulloni)”.
Come spesso accade l’effetto annuncio è una cosa, la statistica è ben altra. In realtà le cifre, il più delle volte non si riferiscono ai vari dicasteri nel loro complesso ma solo ad alcune realtà locali. Un qualunque esperto di statistica potrebbe obbiettare che, verosimilmente, i soggetti presi in esame non sono nè per consistenza numerica, ne per tipologia di impiegati, un campione attendibile di tutto il pubblico impiego. Spia dell'incongruenza di questi dati è il fatto che nel ministero dell'ambiente i malati sono addirittura aumentati.
Infatti Sono 205.994 (e non 210000 come riportato) i dipendenti delle amministrazioni intervistate Pari al 21,1% (e non 22%) di 976000 (che rappresenta il totale dei dipendenti al netto del personale di SSN, FF.AA. e FF.PP, scuola e A.F.A.M e università. Infatti tutto il complesso dei pubblici dipendenti supera i 3.300.000)
Analizzando la tabella consuntiva a pagina 8, i numeri dicono che a luglio 2007 la percentuale di assenza in termine giornate/uomo è dello 0,97 % (quindi non 1% come riportato) mentre nello stesso mese del 2008 è dello 0,63% (non dello 0,6% come riportato) con una variazione complessiva dello 0,34% e non 36,4%. Si badi bene come le approssimazioni delle cifre tendano ad accumulare gli errori sempre nella direzione del risultato, evidentemente auspicato dal Ministro, ossia quello di dimostrare una contrazione significativa delle assenze per malattia, addirittura utilizzando in un'unica volta i decimali solo per superare la soglia dello.?? Anzi a dire il vero combinando i dati presentati non si riesce mai ad ottenere i numeri riferiti.
Anche la cifra di “25 mila persone in più al lavoro” non ha un’origine chiara. Infatti partendo dal dato presentato di una riduzione delle giornate di assenza media per dipendente del 36,4% sul totale di tutti i dipendenti del pubblico impiego (3.300.000 c.a.) ed estrapolando l’1% dei malati dello scorso anno si ottengono 33.000 persone che si sono ammalate per un giorno. Per cui se la convalescenza aveva durata superiore la cifra complessiva dei malati tende a diminuire. Se si calcola che i malati questo luglio sono stati lo 0,6% pari a 19.800 dipendenti che fanno un giorno di malattia, otteniamo 13.200 persone in più a lavoro per un giorno. Circa la metà della stima dichiarata.
Proseguendo nella lettura del documento leggiamo che si ritiene il campione di dipendenti pubblici preso in esame (circa il 6% di tutto il pubblico impiego) “significativo”. Precisando che “In ragione della variabilità dei dati, il calo delle assenze per malattia dell’intero universo dei dipendenti pubblici può dunque essere plausibilmente collocato in un range del 37-40%”.
Queste due asserzioni sono come una casa che si poggia sulla sabbia. Infatti un campione statisticamente attendibile deve anche essere omogeneo e rappresentativo delle diverse componenti dell’universo di valori di riferimento. Ma qui si ammette di aver lasciato fuori tutta la sanità, i militari, la polizia e
FONTE CORRIERE DELLA SERA DEL 18/7/2008
Se i maligni insinuano che una tale guazzabuglio di numeri sbagliati è frutto di una strategia del terrore premeditata per sostenere la politica dei tagli del governo, tutti gli altri potranno semplicemente pensare che gli errori sono frutto di un solerte funzionario pubblico che, pur di non perdere parte della sua retribuzione, si è recato a lavoro affetto da febbre alta. Ed in palese stato piretico-confusionale, non ne ha azzeccata una.
Ulteriore aspetto dal grande significato politico, più che numerico, è leggere quanto segue: “I dati testimoniano come non sempre le amministrazioni in cui il calo è più sensibile sono quelle meno efficienti. Anzi: spesso accade il contrario”. In pratica si dice che, per stanarne un terzo di malati immaginari, se ne bastona, ingiustamente, altri due terzi, a questo punto malati veramente, decurtando i loro stipendi.
Sottolinenado che, per ciò che attiene tutto il comparto difesa e sicurezza (militari e poliziotti), è
lecito aspettarsi numeri ancora più ridotti, che non fanno che aumentare la rabbia e la frustrazione per una norma vessatoria che pur di far emergere un pugno di presunti assenteisti (la smetterei col termine fannulloni, perchè lo si può essere anche essendo presenti sul posto di lavoro), infierisce con la stragrande maggioranza degli altri.
Il tutto ammettendo placidamente che non si hanno elementi per stabilire che siffatta misura sia utile al recupero dell’efficienza dei servizi offerti al pubblico. Autorizzando così, un’interpretazione che traduce l’articolo 71 della manovra fiscale in una tassazione surrettizia sulla salute, o meglio, sulla malattia.
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