Deve esistere qualche sorta d’inclinazione naturale del centrodestra nell’attribuzione postuma delle riforme che decide di mettere in atto. Dopo la contestata riforma del lavoro attribuita a Biagi (sulla cui condivisione della medesima da parte del defunto docente di diritto del lavoro molti sollevano dubbi), il presidente del consiglio decide di ripetersi, forse nel tentativo di somigliare un po’ più alla caricatura di se stesso. Che lo dipinge, malignamente, troppo teso ad assimilarsi a un dio. Una per tutte la battuta: “La differenza tra Berlusconi e Dio? Dio non è convinto d’essere Berlusconi”. Infatti, decide di resuscitare il giudice Falcone. Attribuendo a lui l’ispirazione per la riforma della giustizia e delle carriere dei magistrati. Non v’è dubbio che il magistrato, vittima della strage di Capaci nel 1992, risulti uno dei pochi magistrati graditi al Cavaliere, se non altro perché in tutti questi anni ha saputo osservare un dignitoso silenzio e assoluta riservatezza e, soprattutto, si è astenuto dall’aprire procedimenti a suo carico.
Evidentemente l’idea di attribuire ad una così illustre e rispettata vittima della mafia, il “merito” di un progetto così brillante come “mettere in pratica molte delle idee di Giovanni Falcone: separazione dell'ordine degli avvocati dell'accusa dall'ordine dei magistrati, indirizzo dell'azione penale superando l'attuale ipocrisia della finta obbligatorietà, criteri meritocratici nella valutazione del lavoro dei magistrati” “ Vogliamo valorizzare i tanti magistrati seri, che svolgono il loro lavoro in modo coscienzioso, con spirito di sacrificio e spesso rischi personali. Purtroppo il loro lavoro è offuscato da pochi altri che, per pregiudizio ideologico unito a smania di protagonismo, proiettano con comportamenti deviati un'immagine distorta della magistratura italiana. Noi siamo dalla parte dei magistrati, non delle frange ideologizzate e giustizialiste” secondo quanto dichiarato al settimanale Tempi , deve proprio essergli sembrato un buon modo per far digerire all’opinione pubblica un provvedimento scottante.
Peccato che il povero ed incolpevole defunto non abbia la possibilità di smentire. Ne, tantomeno, è dato sapere l’origine delle convinzioni che spingono Berlusconi ad attribuirgli tali opinioni.
Immancabilmente, nel corso della medesima intervista, ribadisce quello che, ormai, è il suo leit-motiv:“ Vogliamo valorizzare i tanti magistrati seri, che svolgono il loro lavoro in modo coscienzioso, con spirito di sacrificio e spesso rischi personali. Purtroppo il loro lavoro è offuscato da pochi altri che, per pregiudizio ideologico unito a smania di protagonismo, proiettano con comportamenti deviati un'immagine distorta della magistratura italiana. Noi siamo dalla parte dei magistrati, non delle frange ideologizzate e giustizialiste”.
Evidentemente la sua memoria dei primi anni novanta è limitata alle presunte idee di Falcone, su come riformare
Insomma pur di far quadrare i conti e far ingoiare l’olio di ricino agli italiani riscrive la storia a suo piacimento e intima al Falcone-Lazzaro: “Alzati e cammina!”
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