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giovedì 26 giugno 2008

Stipendio tagliato per poliziotti e soldati feriti in servizio?

Nel vangelo è scritto “non solo chi dice signore signore entrerà nel regno dei cieli”. Senza voler essere inopportuni nello scomodare certe fonti. Questo viene in mente quando si pensa alle dichiarazioni di Fini di qualche anno fa , rivolte a polizia e militari “la sinistra vi tratta da servi, noi vi tratteremo da servitori”, oppure alla recente campagna elettorale in cui il centrodestra si è reiteratamente professato vero custode dei valori militari e impegnato a tradurre questa attenzione in atti concreti a tutela delle forze dell’ordine e delle forze armate. Ma poi si apprendono gli esiti dell’incontro tra Governo, organizzazioni sindacali di polizia e Co.Ce.R.
Il comunicato congiunto di tutti si sindacati del comparto difesa e del Co.Ce.R. Interforze, si mantiene in un alveo di astrattezza per mera pietas e nella speranza di non precludere il dialogo:
“completa disattenzione per il patto per la sicurezza sottoscritto col precedente Governo”, “siamo costretti a prendere atto che anche l’attuale Governo non ha invertito la tendenza rispetto al passato”, “ha proposto una manovra finanziaria assolutamente penalizzante per il Comparto Difesa e Sicurezza”, “respingiamo nettamente qualsiasi possibilità di taglio ai bilanci dei Ministeri relativi al Comparto Sicurezza e Difesa che provocherebbe un collasso funzionale dei diversi sistemi operativi”, “in netta controtendenza con l’obbiettivo dichiarato di collocare la sicurezza e difesa in cima alle priorità dell’azione di governo”. Dunque il concetto è chiaro il Governo presenta una finanziaria di tagli non dissimile da quella presentata ad altri settori del pubblico impiego.
Per tutta risposta il ministro Brunetta, presente all’incontro, assicurava che “i tagli ricadranno su strutture burocratiche e non sul personale”. Cui replicano i Sindacati, “respingiamo ogni tentativo contenuto nella manovra finanziaria di disconoscere l’impegno ed il sacrificio delle forze di polizia e delle forze armate … attraverso previsioni che vorrebbero togliere riconoscimenti specifici a operatori che svolgono funzioni strutturalmente rischiose rispetto alla incolumità personale”. La scelta strategica di non esplicitare le proposte messe sul tavolo dal Governo non aiuta a capire nel dettaglio la situazione. Sebbene si evince una palese incongruenza tra ciò che dice il Ministro della Finzione pubblica ed il comunicato.
Da ciò che è trapelato, l’oggetto del contendere sarebbero alcune misure proposte. L’introduzione di un’automatismo per cui, al raggiungimento del 40° anno contributivo il personale verrebbe, automaticamente, collocato in pensione (al contrario di quanto accade oggi), la sua permanenza in servizio avverrebbe solo a domanda, qualora l’Amministrazione competente lo ritenga opportuno. In tal modo si inverte il concetto che da incentivazione al pensionamento si passi ad un disincentivo a rimanere. Inoltre si parla di un taglio delle pensioni derivanti da cause di servizio e di una decurtazione dello stipendio oltre il decimo giorno di malattia. A tal proposito, in riferimento alla peculiarità degli operatori dei comparti in questione, fa un certo effetto immaginare il poliziotto ferito in uno scontro a fuoco o il militare ferito durante un’operazione in area di guerra. Che, oltre al danno a causa del suo lavoro, subisce la beffa di vedere tagliato sia il suo stipendio attuale, sia il, seppur minimo, ristoro pensionistico, previsto a fine carriera. Quest’ultima idea è figlia di un'aberrante concetto di giustizialismo spicciolo (che evidentemente è deprecabile quando si riferisce ai politici ma indispensabile quando si riferisce chi lavora). I fustigatori del pubblico impiegato partono dal presupposto che tutti i dipendenti che si ammalano, per più di dieci giorni all’anno, producano una certificazione oggettivamente falsa. Invertendo, così, l’onere della prova. Che invece necessita che sia il datore di lavoro ad esercitare quella giusta ed opportuna azione di controllo sull’operato dei medici ( a quanto pare) visto che, secondo alcuni, sarebbero loro ad emettere certificazioni attestanti false patologie. Anche se, se così fosse, non ci si spiega come mai l’ordine dei medici, a tutt’oggi, non abbia sentito la necessità di richiamare l’attenzione su una questione di tale gravità, per il numero di dottori implicati in questo complotto ai danni dello Stato e del contribuente.
Evidentemente per il Governo l’assimilazione di Soldati e Poliziotti al resto del pubblico impiego, in tal senso, è totale. Al punto che la promessa fatta in campagna elettorale del riconoscimento della specificità degli operatori del comparto, necessita ora di una richiesta chiara da parte di Co.Ce.R. e Sindacati “riconoscimento reale per legge della “specificità” del Comparto Sicurezza e Difesa”. Implicando, col termine “reale”, che, le proposte come quelle predette andassero, invece, proprio nella direzione di un mero riconoscimento di facciata.
Confermato anche dal fatto che i rappresentanti del personale, tra le altre cose, hanno dovuto richiedere “il mantenimento della concertazione integrativa” e “lo stanziamento di risorse adeguate per il rinnovo del contratto 2008/2009”. Come se azioni, che in altri tempi rientravano in un alveo di automatismo, oggi possano essere in dubbio. Anche se l’inflazione programmata, comunicata dal Tesoro, all’1,7 % , sulla cui base vengono calcolate le risorse da stanziare per i rinnovi dei contratti, essendo più bassa di quella degli anni precedenti, in controtendenza con quella reale che invece è decisamente aumentata rispetto al passato. Non lascia presagire una visione ottimistica per tutto il pubblico impiego, personale in divisa compreso.
Anche le dichiarazioni del Ministro La Russa vanno in questa direzione “ mi sento disarmato, non si possono abbandonare i tutori della legge”. Lasciano intendere che non solo non ci sarà spazio per il famoso recupero del potere salariale, ma addirittura il rischio di perdere le posizioni acquisite in tanti anni.

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