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martedì 24 giugno 2008

E se anche Famiglia Cristiana diventa Comunista?

Notizia di ieri è che Famigli Cristiana, il settimanale delle Edizioni Paoline, tramite un suo editoriale esprime pesanti critiche sull’attività del Governo e della maggioranza.
Certamente ad un’opinione pubblica, abituata dall’incessante tambureggiare mediatico, a considerare il centrodestra come unico ed ufficiale custode politico dei valori cristiani e della famiglia, tutto ciò suonerà non poco stonato. Ancor più se si apprende che l’articolo riprende, facendo propri, buon parte delle accuse mosse dall’opposizione più agguerrita. Andando oltre le osservazioni espresse anche dallo stesso PD.
«Il Cavaliere ha un'ossessione: i magistrati. E una passione: gli avvocati. Naturalmente i primi sono contro di lui, gli altri li fa eleggere in Parlamento come l'ex segretario personale ora ministro della Giustizia. Il pacchetto sicurezza è inquinato dal "complesso dell'imputato" (definizione di Bossi), e brucia il capitale di fiducia degli italiani (che l'hanno votato a larga maggioranza), assieme all'immagine di grande statista. Ma allontana anche il Colle più alto della politica»
Neanche Travaglio e Grillo avrebbero osato sperare tanto.
Diverse agenzie e commenti tendono a fermarsi all’esame di queste righe, col rischio di far apparire queste osservazioni strumentali e, forse per qualcuno, gratuite. Non ultimi alcuni esponenti della maggioranza che subito precisano.
Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del programma, «Famiglia Cristiana è ingenerosa verso il ministro Alfano. La parola "segretario personale" usata nei confronti del Guardasigilli come dispregiativo è prosa arrogante e priva di misericordia cristiana». Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera e deputato del Pdl vicino a Cl, «un attacco del genere me lo sarei aspettato da Liberazione o dal Manifesto. Contenuti palesemente pretestuosi e critiche pregiudiziali e infondate rivolte ad Alfano. Una presa di posizione che lascia esterrefatti e che dimostra che ancora non abbiamo imparato a giudicare l'azione dei ministri sulla base dei fatti e dei risultati che si raggiungono per il bene o meno del Paese. È sbagliato non considerare, come sembra fare Famiglia Cristiana, i richiami autorevoli venuti dal presidente della Repubblica Napolitano e dal Santo Padre, tesi a ristabilire un clima costruttivo e a mettere da parte una concezione "di parte" della politica intesa come scontro».
Il nocciolo della questione è che il settimanale di ispirazione religiosa entra nel merito dell’azione del Consiglio dei Ministri analizzando il piano economico triennale, che, in quanto tale, è riferito, quindi ad un arco temporale che abbraccia buona parte della legislatura e nel quale non si riescono neanche ad intravedere buona parte degli impegni presi nel corso della campagna elettorale. Presagendo che nel rimanente tempo a disposizione, difficilmente certe promesse potranno trovare attuazione. Infatti l’articolo prosegue: «Il gioco è vecchio. E stufa. Anzi si tratta di un espediente che logora il Paese, perché la gente è satura di scontri e complotti, di trucchi e sotterfugi. Il cambio di passo più volte promesso dal Cavaliere non c'è nella manovra di Tremonti, che pure mette in fila provvedimenti per 35 miliardi. Ci sono molta demagogia e un pizzico di beneficenza, ma le famiglie, ancora una volta, si sentono prese in giro. Che fine ha fatto il “quoziente familiare”? E il piano a sostegno delle famiglie? E il “bonus bevé” o il piano per la maternità? Spariti, come i finanziamenti per i non autosufficienti e il sostegno per l'infanzia. Mentre è comparsa la “carta per gli anziani” è demagogia pura.
Il problema dunque non sono le toghe e i giudici, ma un governo che progetta impegni per 35 miliardi di euro in 3 anni (oltre metà della legislatura), ma dimentica le famiglie. Che saranno penalizzate, in termini di servizi, anche dal taglio di 24 miliardi in 3 anni agli Enti locali. Per la manovra dunque, è bocciatura: per le famiglie, ancora una volta, solo provvedimenti assistenziali: la carità di Stato».
Confermando quanto scritto, sempre da Famiglia Cristiana, in piena campagna elettorale (9 marzo 2008), sempre in riferimento al programma del centrodestra « Il "primato del fare" è riuscito a prevalere su quello del "pensare", soprattutto in riferimento ai valori e ai temi etici sensibili. ».
Insomma quanto scritto sembra sottintendere un “facimm’ a muina” messo in piedi da Berlusconi per omettere le sue incapacità a governare la crisi e la sua determinazione ad evitare il confronto con i suoi giudici naturali (lo stesso Gedini conferma che dietro il blocco dei processi si celi la ricerca di evitare una condanna). La differenza editoriale, stavolta, la fa la fonte. Insospettabile. Anche se alcuni non esitano a ventilarne un improbabile gemellanza con editoria di estrema sinistra. Forse perché le cattive abitudini sono dure a morire, soprattutto se ci si è abituati da ormai troppi anni a gridare “al lupo, comunista”, pur di evitare il confronto sui temi concreti ed oggettivi.
Berlusconi, è disposto a gettare il paese nell’anarchia. Muoia Sansone con tutti i Filistei, pur di evitare una condanna certa. Perché questo si può ragionevolmante pensare, in quanto provata da un reo confesso come l’avvocato Mills, che si autoaccusa, in una lettera, di testimonianza reticente. Perché il procedimento viene avviato, non per la pervicacia di un giudice (l’ennesimo di una lunga serie di comunisti, a quanto pare) ma viene notificata al giudice Nicoletta Gandus, dalla magistratura della Gran Bretagna. Insomma gridare ancora al complotto bolscevico anche oltremanica appare fuori luogo.
Il desiderio di assoluzione del Cavaliere è omnicomprensivo, supera le vette del laicato e approda anche a quelle della chiesa cattolica. Allorché chiede la dispensa per poter fare la comunione anche da divorziato. Il diniego del Papa “Coloro che non possono ricevere la comunione a motivo della loro situazione, troveranno comunque nel desiderio di comunione e nella partecipazione all’Eucaristia una forza e una efficacia salvatrice”, concede divina comprensione ed accoglienza. Sebbene non risponda all’esigenza primaria e televisiva delle inquadrature che si concedono al comunicante che si approssima all’altare e si negano al penitente che rimane tra i fedeli.
Certo a qualcuno verrà in mente il dialogo tra Saccà e la Bergamini, all’indomani dei funerali di Giovanni Paolo II, quando esprimevano rammarico per la scarsa visibilità televisiva riservata a Berlusconi. Probabilmente il conferimento dell’ostia consacrata avrebbe concesso maggior spazio mediatico. Come avvenne ai funerali di Bettino Craxi, quando Don Verzè gli permise di fare la comunione.
Ecco allora che, di fronte a una concezione superficiale, di apparenza e di opportunismo, sul cui solco si muove l’inquilino di Arcore ed il suo seguito, non ci si può aspettare pieno appoggio dell’unico organo mediatico, non di sinistra, esente dalla sua influenza. La stampa di ispirazione religiosa.
Ma chissà, più che il colle del Quirinale, magari la sua ambizione potrebbe immaginare la folla plaudente con gli striscioni “Santo subito”. Allora, si! Neanche i Paolini e Famiglia Cristiana, nulla potrebbero.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma sai, se hanno avuto il coraggio di fare santo il fondatore dell'Opus dei, e seppellire Renatino in una chiesa, possono pure farlo santo, la chiesa è fatta apposta per "dimenticare"... ops scusa "perdonare".