Dal 17 settembre scorso il Dr. Luigi De Magistris, è trasferito al tribunale del riesame di Napoli.
Nonostante tutti gli elementi concreti ci dicono che nulla nel suo operato fosse meritevole di alcuna riprovazione o censura,
anzi che era vero il clima ostile che egli aveva vissuto a Catanzaro, per aver osato sfidare il clima di collusione tra politica e magistratura.
Nessun giornale o nessuna televisione ha dato risalto al fatto che la determinazione del Ministro della Giustizia, Avv. Alfano, il 9 settembre scorso, abbia decretato il trasferimento d'urgenza da Catanzaro a Napoli, sebbene lo stesso C.S.M. pur censurando De Magistris non ne abbia ravvisato la medesima necessità, l'esponente del Governo ha voluto imprimere un'inspiegabile accelerazione dando, di fatto, esecuzione alla minaccia proferita nel corso di una conversazione telefonica da Giuseppe Chiaravalloti, già procuratore capo, poi presidente forzista della regione Calabria e oggi vicepresidente dell’Autorità Garante della Privacy con Giovanna Raffaelli, sua segretaria particolare e moglie di uno degli imprenditori indagati, nel novembre 2005, allorchè decretò:"Lo dobbiamo ammazzare…no gli facciamo le cause civili per il risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla Camorra napoletana... (...) Ma questa gliela facciamo, gliela facciamo pagare brutta... vedrai "
Ma nessuno ha ritenuto necessario dar conto di ciò agli italiani.
Nonostante tutti gli elementi concreti ci dicono che nulla nel suo operato fosse meritevole di alcuna riprovazione o censura,
anzi che era vero il clima ostile che egli aveva vissuto a Catanzaro, per aver osato sfidare il clima di collusione tra politica e magistratura.
Nessun giornale o nessuna televisione ha dato risalto al fatto che la determinazione del Ministro della Giustizia, Avv. Alfano, il 9 settembre scorso, abbia decretato il trasferimento d'urgenza da Catanzaro a Napoli, sebbene lo stesso C.S.M. pur censurando De Magistris non ne abbia ravvisato la medesima necessità, l'esponente del Governo ha voluto imprimere un'inspiegabile accelerazione dando, di fatto, esecuzione alla minaccia proferita nel corso di una conversazione telefonica da Giuseppe Chiaravalloti, già procuratore capo, poi presidente forzista della regione Calabria e oggi vicepresidente dell’Autorità Garante della Privacy con Giovanna Raffaelli, sua segretaria particolare e moglie di uno degli imprenditori indagati, nel novembre 2005, allorchè decretò:"Lo dobbiamo ammazzare…no gli facciamo le cause civili per il risarcimento danni e ne affidiamo la gestione alla Camorra napoletana... (...) Ma questa gliela facciamo, gliela facciamo pagare brutta... vedrai "
Ma nessuno ha ritenuto necessario dar conto di ciò agli italiani.
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