Fanni e Freddie sembrano due di quei nomignoli affettuosi che inspiegabilmente vengono affibbiati a quei grandi uragani che si accingono a seminare devastazione e morte nelle isole caraibiche o nel sud degli Stati Uniti. Purtroppo, anche se sembra strano dirlo, non è così. Infatti, stiamo parlando dei due più grossi istituti finanziari che controllano metà di tutti i mutui immobiliari negli Stati Uniti, Fanni Mae e Freddi Mac. I quali versano sull’orlo della bancarotta. Per via delle strategie fortemente speculative effettuate dai relativi dirigenti. Questi che assumono l’aspetto e la forza di veri e propri uragani finanziari, stanno abbattendosi su tutti i principali mercati mondiali.
Ci deve essere qualcosa di vero nel fatto che tra Bush e Berlusconi esiste un feeling speciale o come direbbe Dante “una corrispondenza d’amorosi sensi…”, se, poco dopo le iniziative messe in atto dal Cavaliere con l’Alitalia, anche il presidente americano decide di salvare i due colossi che detengono un volume di prestiti è pari al 58% dell'intero debito pubblico americano.
In entrambe i casi due dei principali sostenitori del liberismo economico del panorama internazionale cadono in contraddizione nel peggiore dei modi. Infatti, constatiamo una costante disattenzione degli organi di controllo sull’operato dei manager, quando le aziende producono utili, spesso senza che ci siano spiegazioni razionali ad andamenti insolitamente positivi di certi titoli sui mercati. Consentendo che i vertici aziendali accumulino compensi straordinari. Per poi accertare falsificazioni di bilancio o gestioni quantomeno allegre delle loro società, seguite da gravi crisi e dall’improvviso, certo non inaspettato o imprevisto, presentarsi del rischio della bancarotta. Con il conseguente ricatto morale del fallimento,
Così i fautori del liberismo intervengono facendo sì che le perdite siano socializzate tra i contribuenti e le banche possano essere coperte nella loro esposizione debitoria, esponendo non già coloro che sono causa principale della crisi, bensì quanti nell’azienda operano o ne sono piccoli azionisti.
Così l’Alitalia viene smembrata in due una buona, regalata ad imprenditori abili solo a “rischiare” soldi giocare schedine di cui abbiano garanzia di vittoria, ed un’altra cattiva destinata al fallimento i cui costi ricadranno su tutto il resto della popolazione. Analogamente Bush svena le già disastrate casse del paese con il maggior debito pubblico mondiale, per salvare due aziende che agivano come rapaci in un mercato, come quello dei mutui, che invece garantiscono profitti certi perché armati di pazienza e prudenza. La stessa reazione entusiastica delle Borse dimostra la gratitudine delle grandi holding per le iniezioni di denaro pubblico, quindi prelevato dalle tasche dei cittadini che pagano le tasse, per coprire i danni causati da meschini malfattori che, grazie a questo continueranno a festeggiare nelle loro ville e nei loro yacht.
In generale questo liberismo sembra un elastico che si accorcia e si allunga a seconda delle esigenze ma con una sola costante, ossia che le conseguenze negative, per il terminale ultimo della filiera del mercato, devono essere considerate come strutturali ed imprescindibili, mentre qualora si manifesti il rischio che ad essere travolti siano i grossi gruppi finanzieri, le banche o i grandi investitori, allora la collettività deve intervenire in loro sostegno.
Questo capitalismo da quattro soldi è veramente degno dei suoi protagonisti, ben definiti “furbetti del quartierino”. Imprenditori che rischiano con il denaro altrui sempre sicuri di cadere in piedi, i quali infestano come una metastasi la finanza mondiale. Tutelati da un’impunità totale e da un potere derivato da una ricchezza proditoriamente acquisita, grazie alle connivenze con una politica da loro stessi comprata e controllata. Assetati di benessere smisurato del quale loro stessi perdono ogni ragionevole misura. Causa aldilà d’ogni ragionevolezza dell’aumento smisurato del divario tra la stragrande maggioranza del modo, spaventosamente povera, e loro stessi, spaventosamente ricchi e, per questo, cagione prima dell’aumento di conflittualità tra le diverse aree del pianeta.
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