Alle volte le notizie suscitano curiosità più che per il loro contenuto, per quello che non dicono.
Ieri (8 settembre 2008)
Il giornale relega il tutto ad una semplice “suggestione” più degna di una cartolina di auguri natalizi che di una cronaca di un test di alta tecnologia militare.
Cero appare alquanto curioso che la prestigiosa testata non abbia voluto approfondire il fatto sia in considerazione dell’oggetto del test, ossia un caccia militare, sia per la dislocazione geografica ove esso si è svolto,
Partiamo dalla prima osservazione - che, già di per se, doveva destare quantomeno la curiosità, che si pensa sia imprescindibilmente connaturata con ogni giornalista degno di questo nome, a meno di non voler immaginare gli attuali protagonisti del quarto e quinto potere alla stregua di semi-annoiati impiegati passa-carte – a quanti sarà capitato volando con un normale aereo di linea, una volta raggiunta la quota di crociera (di solito intorno agli 8-
Quindi, siamo in uno spettro d’impiego decisamente lontano dai limiti di funzionamento di un normale jet, figuriamoci un sofisticato caccia militare - quello nella foto, per la precisione, è un F4 Phantom datato come progetto, ma nelle altre foto del servizio è possibile vedere un più moderno F16 Falcon – allora che senso ha impiegare ingenti risorse per un test del genere?
Questi segnali dovrebbero indurre ad andare alla fonte della notizia per capire meglio di cosa stiamo parlando.
Facendo questo, si scopre che l’agenzia di stampa del Kuwait, KUNA, esprime meno romanticismo e colore ma, dà qualche dettaglio in più rispetto alla cronaca italiana. Difatti ci riferisce che: “
Dunque alcune cose certamente interessanti sono venute a galla. Ossia che non solo vengono testati i diversi sistemi d’arma alle basse temperature ma anche qualora investiti da emissioni elettromagnetiche. Si da il caso che queste condizioni siano fenomeni che si manifestano durante e dopo le esplosioni nucleari. Infatti, tra i tanti devastanti effetti di un’esplosione nucleari vi è, sia l’impulso elettromagnetico in grado di mettere fuori uso componenti elettronici per un vasto raggio, sia il così detto “inverno nucleare” causato dalle particelle di materia carbonizzata, dalle polveri radioattive e da qualsiasi altra sostanza in grado di alzarsi nell'aria, causate dall’esplosione, che andrebbero a costituire, grazie ai venti, uno scudo impermeabile ai raggi solari tale da far precipitare le temperature nell'atmosfera, inducendo una sorta di nuova glaciazione.
Insomma sembra che la partnership Corea del Sud – USA sembra stia studiando la possibilità di poter conservare il proprio potenziale bellico ben dopo un ipotetico olocausto nucleare. Trascurando le implicazioni morali di un mondo, prossimo alla regressione all’età della pietra, anche secondo il pensiero di Albert Einstein, i cui leader, invece di pensare a salvare i pochi disperati che sopravvivrebbero, si ostinano pervicacemente a combattersi tra loro.
Certo nell’ottica del prevenire è meglio che curare, logica vuole che, se si decidesse di impiegare ingenti risorse dei contribuenti, tralasciando altre priorità, l’imminenza di tali evenienze, per alcuni potrebbe essere poi non così remota. Certo la spada di Damocle dovuto al vicino simbiote della Corea del Nord, induce a non trascurare la logica della deterrenza. In tal senso anche i 40 modernissimi caccia F15K di ultima generazione, sviluppati appositamente per Seul, i cui primi due esemplari sono stati consegnati già nel 2005, offrono le più ampie garanzie di poter colpire il vicino ingombrante.
Così come per Israele, la scelta USA di sostenere, con poderose iniezioni di tecnologia e know-how militare, anche l’estremo sud-est asiatico, espone al rischio di destabilizzare are del globo il cui equilibrio è tanto precario quanto essenziale per impedire l’implosione e il precipitare di eventi verso scenari incontrollati. Esempi del passato ne sono le ingerenze nel medioriente, dove il conflitto Iran-Iraq fu pesantemente influenzato da USA e URSS, le quali al termine del conflitto lasciarono due governi autoritari e repressivi, ormai lautamente foraggiati e dotati di tecnologia bellica, poi utilizzata contro gli ex-alleati pigmaglioni.
In un contesto simile dà da pensare un recente articolo pubblicato sul New York Times, che descriveva un spy story con tanto di manuale per costruire bombe atomiche in giro nel mercato nero internazionale, riportando “che l’ingegnere Friedrich Tinner e i suoi figli Urs e Marco (N.d.R. custodi per anni di questo manuale) sono stati per anni in rapporti con i servizi americani, una sorta di spie svizzere assoldate dalla CIA per creare problemi all’interno delle rete clandestina del trafficante internazionale pakistano Khan, noto pioniere del contrabbando di armi atomiche in Libia, Iran e Corea del Nord.”.
In conclusione è concreto il rischio che qualcuno abbia svolto un ruolo decisivo da entrambe le parti della barricata, ed ancora oggi operi scelte tendenti più a destabilizzare scenari internazionali che sembrano correre sul filo del rasoio che a svolgere la funzione di mediatore.
Tutto ciò senza che il buon cronista romantico di Repubblica scorgesse null’altro che la sua poetica suggestività, degna del Dottor Stranamore.
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