Non so quanti ricordano quell’immagine ricorrente delle tre scimmiette sedute su un albero, una con le mani sugli occhi, una con le mani sulle orecchie ed una con le mani sulla bocca, ad indicare l’atteggiamento omertoso del non vedo, non sento, non parlo.
In Italia, sostituiamo le mani con sofisticati strumenti di alta tecnologia. A dircelo è la Confcommercio, che nello studio presentato dal suo Presidente Sangalli, ci dice che nonostante la crisi economica in atto, il prossimo Natale assisteremo ad un’ incremento delle spese per prodotti tecnologici come TV ed IPod, a fronte di una contestuale ed equivalente contrazione delle spese per libri e riviste. Dunque cuffiette e schermi oscureranno tutto il nostro panorama sensoriale proiettandoci in un mondo sempre più lontano dalla quotidianità reale che ci circonda.
Un po’ come gli obesi umani del film Disney, “Wall-E” che, perennemente immersi nel loro schermo, perdono la cognizione del tempo e dello spazio, nonché del loro stesso essere.
Così, noi cessiamo di vedere il mutare del mondo che ci circonda e di riflettere su quanto questo influenzi la nostra vita. Solo così possiamo spiegare la sostanziale apatia di fronte a vicende apparentemente lontane tra loro ma che sottintendono un unico filo logico di correlazione che trova spiegazione nella progressiva e costante compressione dei diritti più elementari dei cittadini.
Solo così possiamo leggere (in pochi…) la descrizione che il tribunale fa dei fatti accaduti nella caserma di polizia a Bolzaneto “le persone ristrette in Bolzaneto (in alcuni casi visibilmente ferite in conseguenza degli scontri di piazza) fossero costrette a subire trattamenti vessatori inumani e degradanti sia all’interno delle celle (ove le persone senza plausibile ragione e senza necessità legata alla detenzione erano obbligate a mantenere per lungo tempo posizioni umilianti inumane e disagevoli), sia nel corridoio durante gli spostamenti e l’accompagnamento ai bagni (durante i quali le persone offese venivano derise ingiuriate colpite e minacciate senza alcuna ragione da personale che stazionava nel corridoio disposto in modo da formare due ali ai lati dello stesso) (…) le persone ristrette presso la caserma di Bolzaneto subissero umiliazioni, offese e insulti in riferimento alle loro opinioni politiche (quali “zecche comuniste” “ bastardi comunisti” comunisti di merda” “ora chiama Bertinotti “ “ te lo do io Che Guevara e Manu Chao”, “Che Guevara figlio di puttana”, “bombaroli, “popolo di Seattle fate schifo”ed altre di analogo tenore), alla loro sfera e libertà sessuale, e alle loro credenze religiose e condizione sociale, (quali ebrei di merda, frocio di merda ed altre di analogo tenore), e fossero costretti ad ascoltare espressioni e motivi di ispirazione fascista contrariamente alla loro fede politica (quali ascolto obbligato del cellulare con suoneria costituita dal motivo “faccetta nera bella abissina”, ascolto della filastrocca “un due tre viva Pinochet quattro cinque sei a morte gli ebrei”, pronuncia da parte delle persone offese contro la propria volontà di espressioni quali “viva il duce” “duce, duce” ed altre di analogo tenore), così sottoponendo le persone offese ad un trattamento offensivo della loro libertà morale, politica e religiosa (…) comportamenti consistenti in percosse, minacce, sputi, risate di scherno, urla canzonatorie, insulti di ogni genere anche in riferimento alle condizioni sociali e alla fede politica (…) alle persone ristrette presso la Caserma di Bolzaneto non fossero somministrati il cibo, le bevande e in generale i pasti necessari in rapporto alla durata del periodo di permanenza presso la struttura (…) fossero costrette, nelle CELLE di pertinenza della Polizia di Stato, senza plausibile ragione (e senza necessità legata alla detenzione) a rimanere per numerose ore in piedi, con il volto rivolto verso il muro della cella, con le braccia alzate oppure dietro la schiena, o seduti a terra ma con la faccia rivolta verso il muro, con le gambe divaricate, o in altre posizioni non giustificate, costituenti ulteriore privazione della libertà personale, senza poter mutare tale posizione;
- fossero costrette a subire, anche nelle celle, ripetutamente, percosse calci pugni insulti e minacce, anche nel caso in cui non riuscivano più per la fatica a mantenere la suddetta posizione nonché per farli desistere da ogni benché minimo tentativo - del tutto vano - di cercare posizioni meno disagevoli;
- fossero tenuti nel corso dell’accompagnamento ai bagni o agli uffici, con la testa abbassata all’altezza delle ginocchia e le mani sulla testa e venissero derisi, ingiuriati e colpiti alloro passaggio da altro personale appartenente a Forze dell’ordine che stazionava ingiustificatamente nel corridoio della caserma, dislocato in modo da formare quasi due “ali” di pubblici ufficiali ai lati del corridoio” In particolar modo alle donne venivano riservate “particolari” attenzioni “troia” “puttana”; ivi veniva altresì costretta con violenza a mettere la testa dentro la turca e a subire da altri agenti della Polizia Penitenziaria pronunce di frasi ingiuriose con riferimenti sessuali del tipo “che bel culo” “ti piace il manganello”(…)“Non uscirete vivi da qui, bastardi, comunisti di merda” nonché rivolti alle donne “entro stasera vi scoperemo tutte” (…)“percossa (strattoni) nel corridoio durante l’accompagnamento all’ufficio del fotosegnalamento; subiva in cella l’esalazione dello spray asfissiante- urticante; subiva, in cella e ai passaggi nel corridoio, ripetutamente insulti e minacce a sfondo sessuale del tipo “troie, dovete fare pompini a tutti (…)
Rossi, bastardi, provate a chiamare Che Guevare che vi viene a salvare”; subiva in cella l’esalazione di gas urticanti; subiva percosse nel corridoio ad opera delle due ali di agenti;
(…) veniva costretto, con violenza e minaccia a gridare “Viva la Polizia, Viva il Duce”; veniva ingiuriato nel corridoio da agenti che si vantavano di essere nazisti e dicevano di provare piacere a picchiare un “omosessuale, comunista, merdoso” come era lui e gli rivolgevano epiteti del tipo “frocio ed ebreo”
Questo “rosario” indegno per un paese civile potrebbe andare avanti per pagine e pagine, 451, tante sono le pagine della motivazione della sentenza emessa dal Tribunale di Genova.
Quelli che non sono ancora eclissati dal loro megaschermo piatto da centinaia di pollici non potranno esimersi dal biasimare questi esponenti delle Forze dell’Ordine. Senza per questo voler entrare nel merito di una condanna, non ancora definitiva, è fuor di dubbio che tali signori non possono essere additati quali fulgido esempio per i propri colleghi ma, anzi, quali responsabili di un gravissimo danno alla reputazione del loro Corpo ed a tutto il personale che veste una divisa in genere.
Eppure, c’è un eppure.
Lungi dall’essere avviato nei loro confronti un procedimento disciplinare interno scopriamo che, da un’ articolo tratto da “La Stampa”, siffatte azioni non potranno mai essere altrettanto gravi quanto il pregiudizio arrecato da un Maresciallo delle Forze Armate per “ aver scritto e pubblicato testi e articoli (…) colpevole di aver diffuso, senza permesso, la cultura della legalità e di aver voluto esercitare i diritti che la "Costituzione" concede a tutti i cittadini dello Stato”. Per tanto condannato ad una sanzione quale la Rimozione (privazione perpetua del grado e lo fa discendere alla condizione di semplice soldato o di militare di ultima classe), normalmente applicata quale pena accessoria ai militari condannati in via definitiva alla reclusione per durata superiore a tre anni.
Questo perché, nell’alveo della sua vita privata ed extraprofessionale, ha svolto attività politica, per aver scritto articoli, aver espresso pubblicamente le proprie idee e convinzioni, aver promosso petizioni nel rispetto delle norme vigenti e, soprattutto, della costituzione, per aver cercato di tutelare i suoi interessi legittimi esclusivamente secondo quanto previsto e garantito dalle leggi in vigore nel nostro paese.
Seppure mai sanzionato per siffatte azioni, risalenti anche ad anni addietro, oggi diventa, improvvisamente l’essere più abbietto che vesta una divisa.
Che tu sia un “manganellatore fascista”, o più semplicemente qualcuno che froda o ruba, non sarai mai pericoloso quanto un cittadino che cerca di far valere i suoi diritti, magari denunciando le inefficienze di un sistema.
La lezione del punirne uno per educarne cento sembra stia prendendo piede, ecco quindi la massima solidarietà “cameratesca” a quelli che rimangono compatti e muti sulle vergogne del G8, osando addirittura chiedere la ricusazione del tribunale perché prevenuto. Riservando il massimo disprezzo a chi mina il castello che si erge sulle fondamenta omertà.
Il Maresciallo, costretto all’anonimato, per autotutelarsi, vale il Macchinista De Angelis, licenziato dalla Ferrovie per aver screditato l’azienda per la quale lavorava, denunciando la pericolosità degli Eurostar, come se fosse più grave il danno di immagine che egli arrecava piuttosto che la ciclicità con cui avvenivano, all’epoca, gli incidenti ferroviari.
Il potere sembra sempre più refrattario alle critiche ed a quanti manifestano idee difformi da quelle prefabbricate e diffuse tramite la TV. Arrogante come non mai caccia, punisce minaccia senza pudore, così, come un despota che voglia manifestare la sua assoluta onnipotenza, eroga sanzioni e concede perdoni prezzolati, come quella proposta allo stesso De Angelis, per il quale in cambio dell’ abiura delle sue dichiarazioni si offre il reintegro (orgogliosamente e poco galileianamente rifiutato).
Potere spalleggiato dalla politica che mutua a sua volta tale arroganza, al punto di negare per ben tre volte, con motivi pretestuosi, uno sciopero di solidarietà al coraggioso macchiata, e minaccia i dipendenti pubblici che dissentono dalla posizioni e dalle scelte attuate dal Governo. Come ci insegna l’ Onorevole Carlucci, che ingiunge perentoriamente "Tutti i firmatari dell'appello contro la saggia decisione del Ministro Bondi di istituire un manager che valorizzi adeguatamente il patrimonio museale italiano, i quali in questo momento ricoprano incarichi pubblici, dovrebbero immediatamente dimettersi”.
Dunque il messaggio sembra chiarissimo non c’è spazio per voi “ricercatori di giustizia ed equità” in quest’italia, siete dei diversi. Nella caserma di Bolzaneto avrebbero usato meglio i termini: “Froci, Puttane, Ebrei e Comunisti”, mancavano solo gli extracomunitari ed il quadro di tutto ciò che è ad oggi antitetico al pensiero corrente ed omologato sarebbe stato completo.
Non conta se dietro avete associazioni di categoria o sindacali che vi sostengono, oppure se, come il povero Maresciallo , siete privati anche di queste, dato che tanto non vi sarà nessuna pietà per voi che rivendichiate diritti o offriate solidarietà, sarete spazzati via e non vi saranno testimoni di sorta perché cinquanta milioni di scimmiette italiane sono intente a guardare la televisione.
In Italia, sostituiamo le mani con sofisticati strumenti di alta tecnologia. A dircelo è la Confcommercio, che nello studio presentato dal suo Presidente Sangalli, ci dice che nonostante la crisi economica in atto, il prossimo Natale assisteremo ad un’ incremento delle spese per prodotti tecnologici come TV ed IPod, a fronte di una contestuale ed equivalente contrazione delle spese per libri e riviste. Dunque cuffiette e schermi oscureranno tutto il nostro panorama sensoriale proiettandoci in un mondo sempre più lontano dalla quotidianità reale che ci circonda.
Un po’ come gli obesi umani del film Disney, “Wall-E” che, perennemente immersi nel loro schermo, perdono la cognizione del tempo e dello spazio, nonché del loro stesso essere.
Così, noi cessiamo di vedere il mutare del mondo che ci circonda e di riflettere su quanto questo influenzi la nostra vita. Solo così possiamo spiegare la sostanziale apatia di fronte a vicende apparentemente lontane tra loro ma che sottintendono un unico filo logico di correlazione che trova spiegazione nella progressiva e costante compressione dei diritti più elementari dei cittadini.
Solo così possiamo leggere (in pochi…) la descrizione che il tribunale fa dei fatti accaduti nella caserma di polizia a Bolzaneto “le persone ristrette in Bolzaneto (in alcuni casi visibilmente ferite in conseguenza degli scontri di piazza) fossero costrette a subire trattamenti vessatori inumani e degradanti sia all’interno delle celle (ove le persone senza plausibile ragione e senza necessità legata alla detenzione erano obbligate a mantenere per lungo tempo posizioni umilianti inumane e disagevoli), sia nel corridoio durante gli spostamenti e l’accompagnamento ai bagni (durante i quali le persone offese venivano derise ingiuriate colpite e minacciate senza alcuna ragione da personale che stazionava nel corridoio disposto in modo da formare due ali ai lati dello stesso) (…) le persone ristrette presso la caserma di Bolzaneto subissero umiliazioni, offese e insulti in riferimento alle loro opinioni politiche (quali “zecche comuniste” “ bastardi comunisti” comunisti di merda” “ora chiama Bertinotti “ “ te lo do io Che Guevara e Manu Chao”, “Che Guevara figlio di puttana”, “bombaroli, “popolo di Seattle fate schifo”ed altre di analogo tenore), alla loro sfera e libertà sessuale, e alle loro credenze religiose e condizione sociale, (quali ebrei di merda, frocio di merda ed altre di analogo tenore), e fossero costretti ad ascoltare espressioni e motivi di ispirazione fascista contrariamente alla loro fede politica (quali ascolto obbligato del cellulare con suoneria costituita dal motivo “faccetta nera bella abissina”, ascolto della filastrocca “un due tre viva Pinochet quattro cinque sei a morte gli ebrei”, pronuncia da parte delle persone offese contro la propria volontà di espressioni quali “viva il duce” “duce, duce” ed altre di analogo tenore), così sottoponendo le persone offese ad un trattamento offensivo della loro libertà morale, politica e religiosa (…) comportamenti consistenti in percosse, minacce, sputi, risate di scherno, urla canzonatorie, insulti di ogni genere anche in riferimento alle condizioni sociali e alla fede politica (…) alle persone ristrette presso la Caserma di Bolzaneto non fossero somministrati il cibo, le bevande e in generale i pasti necessari in rapporto alla durata del periodo di permanenza presso la struttura (…) fossero costrette, nelle CELLE di pertinenza della Polizia di Stato, senza plausibile ragione (e senza necessità legata alla detenzione) a rimanere per numerose ore in piedi, con il volto rivolto verso il muro della cella, con le braccia alzate oppure dietro la schiena, o seduti a terra ma con la faccia rivolta verso il muro, con le gambe divaricate, o in altre posizioni non giustificate, costituenti ulteriore privazione della libertà personale, senza poter mutare tale posizione;
- fossero costrette a subire, anche nelle celle, ripetutamente, percosse calci pugni insulti e minacce, anche nel caso in cui non riuscivano più per la fatica a mantenere la suddetta posizione nonché per farli desistere da ogni benché minimo tentativo - del tutto vano - di cercare posizioni meno disagevoli;
- fossero tenuti nel corso dell’accompagnamento ai bagni o agli uffici, con la testa abbassata all’altezza delle ginocchia e le mani sulla testa e venissero derisi, ingiuriati e colpiti alloro passaggio da altro personale appartenente a Forze dell’ordine che stazionava ingiustificatamente nel corridoio della caserma, dislocato in modo da formare quasi due “ali” di pubblici ufficiali ai lati del corridoio” In particolar modo alle donne venivano riservate “particolari” attenzioni “troia” “puttana”; ivi veniva altresì costretta con violenza a mettere la testa dentro la turca e a subire da altri agenti della Polizia Penitenziaria pronunce di frasi ingiuriose con riferimenti sessuali del tipo “che bel culo” “ti piace il manganello”(…)“Non uscirete vivi da qui, bastardi, comunisti di merda” nonché rivolti alle donne “entro stasera vi scoperemo tutte” (…)“percossa (strattoni) nel corridoio durante l’accompagnamento all’ufficio del fotosegnalamento; subiva in cella l’esalazione dello spray asfissiante- urticante; subiva, in cella e ai passaggi nel corridoio, ripetutamente insulti e minacce a sfondo sessuale del tipo “troie, dovete fare pompini a tutti (…)
Rossi, bastardi, provate a chiamare Che Guevare che vi viene a salvare”; subiva in cella l’esalazione di gas urticanti; subiva percosse nel corridoio ad opera delle due ali di agenti;
(…) veniva costretto, con violenza e minaccia a gridare “Viva la Polizia, Viva il Duce”; veniva ingiuriato nel corridoio da agenti che si vantavano di essere nazisti e dicevano di provare piacere a picchiare un “omosessuale, comunista, merdoso” come era lui e gli rivolgevano epiteti del tipo “frocio ed ebreo”
Questo “rosario” indegno per un paese civile potrebbe andare avanti per pagine e pagine, 451, tante sono le pagine della motivazione della sentenza emessa dal Tribunale di Genova.
Quelli che non sono ancora eclissati dal loro megaschermo piatto da centinaia di pollici non potranno esimersi dal biasimare questi esponenti delle Forze dell’Ordine. Senza per questo voler entrare nel merito di una condanna, non ancora definitiva, è fuor di dubbio che tali signori non possono essere additati quali fulgido esempio per i propri colleghi ma, anzi, quali responsabili di un gravissimo danno alla reputazione del loro Corpo ed a tutto il personale che veste una divisa in genere.
Eppure, c’è un eppure.
Lungi dall’essere avviato nei loro confronti un procedimento disciplinare interno scopriamo che, da un’ articolo tratto da “La Stampa”, siffatte azioni non potranno mai essere altrettanto gravi quanto il pregiudizio arrecato da un Maresciallo delle Forze Armate per “ aver scritto e pubblicato testi e articoli (…) colpevole di aver diffuso, senza permesso, la cultura della legalità e di aver voluto esercitare i diritti che la "Costituzione" concede a tutti i cittadini dello Stato”. Per tanto condannato ad una sanzione quale la Rimozione (privazione perpetua del grado e lo fa discendere alla condizione di semplice soldato o di militare di ultima classe), normalmente applicata quale pena accessoria ai militari condannati in via definitiva alla reclusione per durata superiore a tre anni.
Questo perché, nell’alveo della sua vita privata ed extraprofessionale, ha svolto attività politica, per aver scritto articoli, aver espresso pubblicamente le proprie idee e convinzioni, aver promosso petizioni nel rispetto delle norme vigenti e, soprattutto, della costituzione, per aver cercato di tutelare i suoi interessi legittimi esclusivamente secondo quanto previsto e garantito dalle leggi in vigore nel nostro paese.
Seppure mai sanzionato per siffatte azioni, risalenti anche ad anni addietro, oggi diventa, improvvisamente l’essere più abbietto che vesta una divisa.
Che tu sia un “manganellatore fascista”, o più semplicemente qualcuno che froda o ruba, non sarai mai pericoloso quanto un cittadino che cerca di far valere i suoi diritti, magari denunciando le inefficienze di un sistema.
La lezione del punirne uno per educarne cento sembra stia prendendo piede, ecco quindi la massima solidarietà “cameratesca” a quelli che rimangono compatti e muti sulle vergogne del G8, osando addirittura chiedere la ricusazione del tribunale perché prevenuto. Riservando il massimo disprezzo a chi mina il castello che si erge sulle fondamenta omertà.
Il Maresciallo, costretto all’anonimato, per autotutelarsi, vale il Macchinista De Angelis, licenziato dalla Ferrovie per aver screditato l’azienda per la quale lavorava, denunciando la pericolosità degli Eurostar, come se fosse più grave il danno di immagine che egli arrecava piuttosto che la ciclicità con cui avvenivano, all’epoca, gli incidenti ferroviari.
Il potere sembra sempre più refrattario alle critiche ed a quanti manifestano idee difformi da quelle prefabbricate e diffuse tramite la TV. Arrogante come non mai caccia, punisce minaccia senza pudore, così, come un despota che voglia manifestare la sua assoluta onnipotenza, eroga sanzioni e concede perdoni prezzolati, come quella proposta allo stesso De Angelis, per il quale in cambio dell’ abiura delle sue dichiarazioni si offre il reintegro (orgogliosamente e poco galileianamente rifiutato).
Potere spalleggiato dalla politica che mutua a sua volta tale arroganza, al punto di negare per ben tre volte, con motivi pretestuosi, uno sciopero di solidarietà al coraggioso macchiata, e minaccia i dipendenti pubblici che dissentono dalla posizioni e dalle scelte attuate dal Governo. Come ci insegna l’ Onorevole Carlucci, che ingiunge perentoriamente "Tutti i firmatari dell'appello contro la saggia decisione del Ministro Bondi di istituire un manager che valorizzi adeguatamente il patrimonio museale italiano, i quali in questo momento ricoprano incarichi pubblici, dovrebbero immediatamente dimettersi”.
Dunque il messaggio sembra chiarissimo non c’è spazio per voi “ricercatori di giustizia ed equità” in quest’italia, siete dei diversi. Nella caserma di Bolzaneto avrebbero usato meglio i termini: “Froci, Puttane, Ebrei e Comunisti”, mancavano solo gli extracomunitari ed il quadro di tutto ciò che è ad oggi antitetico al pensiero corrente ed omologato sarebbe stato completo.
Non conta se dietro avete associazioni di categoria o sindacali che vi sostengono, oppure se, come il povero Maresciallo , siete privati anche di queste, dato che tanto non vi sarà nessuna pietà per voi che rivendichiate diritti o offriate solidarietà, sarete spazzati via e non vi saranno testimoni di sorta perché cinquanta milioni di scimmiette italiane sono intente a guardare la televisione.
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