A molti è apparso come un “déjà vu”, il ritorno del Kossiga nemico dei manifestanti, del picconatore irriverente. L’intervista rilasciata dal Presidente emerito della Repubblica al Quotidiano nazionale ed apparsa ieri nella quale propone una suo chiaro approccio al problema del dissenso emerso contro la riforma scolastica varata dall’ Esecutivo.
Qui di seguito alcuni stralci tra i più significativi e, per così dire, illuminanti: ''Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornera' ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università (..) Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell'Interno. In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciar fare gli universitari. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra' sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. (…) Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in liberta', ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano (…) Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si'.”
Certo dichiarazioni come queste non potevano non assumere una straordinaria rilevanza e sincronia con quelle rilasciate dal Presidente del Consiglio Berlusconi : "Voglio dare un avviso ai naviganti: non permetteremo che vengano occupate scuole e università perché l'occupazione dei posti pubblici non è un fatto di democrazia ma di violenza nei confronti di altri studenti, delle famiglie e dello Stato (…)Oggi convocherò il ministro dell'Interno e gli darò istruzioni dettagliate su come intervenire con le forze dell'ordine per evitare che queste cose succedano".
Tra le tante cose che si possono dire di Francesco Cossiga, difficilmente gli si può attribuire dabbenaggine o di essere uno sprovveduto. Infatti analizzando le parole che usa e la loro correlazione il dubbio legittimo che ci si può porre è se veramente intendeva dare un consiglio a Maroni o, piuttosto sparigliare le carte e scombinare presunti progetti di alcuni non meglio identificati. Infatti il “cui prodest” ci imporrebbe di stabilire se dicendo queste cose abbia portato acqua al mulino del Governo o, piuttosto non abbia contribuito a fargli franare la terra sotto i piedi?
Dalla posizione privilegiata in cui si trova, quella che lo raffigura come “nonno anziano” a cui, alle volte si tendono a perdonare anche le affermazioni più gravi, sa che le conseguenze sono di piccola entità per se stesso, ma di più ampia portata per tutti gli altri. Un po’ come il giocatore di scacchi, che, a differenza di tutti gli altri pezzi della scacchiera, per quanto sconfitto, è l’unico che non potrà mai essere mangiato.
Da questo punto di vista potremmo rileggere ciò che dice ad un Governo che, ricordando bene, ha le maggiori responsabilità in una vicenda ancora aperta e, per molti versi oscura, come quella del G8 di Genova e della scuola Diaz di Bolzaneto, dove sono emerse precise responsabilità della polizia nella fabbricazione di prove false. Che la dicono lunga sulla avezzità di questa politica di creare un “casus belli” atto a giustificare la repressione generalizzata di certi movimenti di opinione.
Alla luce di ciò autodenunciare le sue strategie degli anni settanta sembra più teso ad impedirne la replica nel contesto odierno. Anzi la precisazione che fenomeni terroristici si fossero generati nelle università, abbinato al fatto che esistessero agenti provocatori all’interno di queste strutture, sembra dare nuova linfa a quanti hanno sempre sostenuto la tesi del disegno del complotto di stato che, tramite i servizi segreti, alimentava il terrorismo al fine di giustificare l’instaurazione di un “regime di polizia” e il compattamento dell’opinione pubblica dietro una classe governante ormai stanca ed appannata che perdeva sempre più consensi. Non per nulla, figlia degli anni di piombo, è quella classe politica che ha generato, tra le tante cose, il decisionismo craxiano, tangentopoli e la mostruosa crescita del debito pubblico italiano, che per molti anni ha avuto mano libera per operare a suo piacimento. Concorrendo in maniera decisiva alla costituzione di quella che, ormai tutti, definiamo unanimemente “Casta”, ma che nessun politico sembra intenzionato a debellare.
www.fainotizia.it
Qui di seguito alcuni stralci tra i più significativi e, per così dire, illuminanti: ''Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornera' ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università (..) Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell'Interno. In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito... Lasciar fare gli universitari. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra' sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. (…) Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in liberta', ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano (…) Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si'.”
Certo dichiarazioni come queste non potevano non assumere una straordinaria rilevanza e sincronia con quelle rilasciate dal Presidente del Consiglio Berlusconi : "Voglio dare un avviso ai naviganti: non permetteremo che vengano occupate scuole e università perché l'occupazione dei posti pubblici non è un fatto di democrazia ma di violenza nei confronti di altri studenti, delle famiglie e dello Stato (…)Oggi convocherò il ministro dell'Interno e gli darò istruzioni dettagliate su come intervenire con le forze dell'ordine per evitare che queste cose succedano".
Tra le tante cose che si possono dire di Francesco Cossiga, difficilmente gli si può attribuire dabbenaggine o di essere uno sprovveduto. Infatti analizzando le parole che usa e la loro correlazione il dubbio legittimo che ci si può porre è se veramente intendeva dare un consiglio a Maroni o, piuttosto sparigliare le carte e scombinare presunti progetti di alcuni non meglio identificati. Infatti il “cui prodest” ci imporrebbe di stabilire se dicendo queste cose abbia portato acqua al mulino del Governo o, piuttosto non abbia contribuito a fargli franare la terra sotto i piedi?
Dalla posizione privilegiata in cui si trova, quella che lo raffigura come “nonno anziano” a cui, alle volte si tendono a perdonare anche le affermazioni più gravi, sa che le conseguenze sono di piccola entità per se stesso, ma di più ampia portata per tutti gli altri. Un po’ come il giocatore di scacchi, che, a differenza di tutti gli altri pezzi della scacchiera, per quanto sconfitto, è l’unico che non potrà mai essere mangiato.
Da questo punto di vista potremmo rileggere ciò che dice ad un Governo che, ricordando bene, ha le maggiori responsabilità in una vicenda ancora aperta e, per molti versi oscura, come quella del G8 di Genova e della scuola Diaz di Bolzaneto, dove sono emerse precise responsabilità della polizia nella fabbricazione di prove false. Che la dicono lunga sulla avezzità di questa politica di creare un “casus belli” atto a giustificare la repressione generalizzata di certi movimenti di opinione.
Alla luce di ciò autodenunciare le sue strategie degli anni settanta sembra più teso ad impedirne la replica nel contesto odierno. Anzi la precisazione che fenomeni terroristici si fossero generati nelle università, abbinato al fatto che esistessero agenti provocatori all’interno di queste strutture, sembra dare nuova linfa a quanti hanno sempre sostenuto la tesi del disegno del complotto di stato che, tramite i servizi segreti, alimentava il terrorismo al fine di giustificare l’instaurazione di un “regime di polizia” e il compattamento dell’opinione pubblica dietro una classe governante ormai stanca ed appannata che perdeva sempre più consensi. Non per nulla, figlia degli anni di piombo, è quella classe politica che ha generato, tra le tante cose, il decisionismo craxiano, tangentopoli e la mostruosa crescita del debito pubblico italiano, che per molti anni ha avuto mano libera per operare a suo piacimento. Concorrendo in maniera decisiva alla costituzione di quella che, ormai tutti, definiamo unanimemente “Casta”, ma che nessun politico sembra intenzionato a debellare.
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6 commenti:
Ha sparigliato,Paolo,ha sparigliato...e se la ride sotto i baffi! Matricola nell'anno accademico 1968/69 e laureata nel 73,ho vissuto tutte le fasi della protesta giovanile partecipando, senza estremismi,alle manifestazioni del Movimento Studentesco.La polizia era molto tollerante e,quando i più facinorosi venivano arrestati,non hanno mai raccontato di aver subito soprusi o violenze.Niente,cioè,che potesse essere paragonato,anche lontanamente,al G8.Un mio amico medico di Genova,in quei giorni,prestava servizio al Pronto Soccorso e mi ha raccontato cose che nessuno ha potuto leggere sui giornali...
@ Cinzia
Appunto i giornali ultimamente hanno la tendenza a non dare le notizie...
si limitano a comunicare pensieri altrui...
Così come tutti i "mainstream" hanno sotanzialmente "sorvolato" sulle gravissime affermazioni di Cossiga...
Perchè farsi delle domande se già si sà di non voler cercare le risposte?
E comunque,Paolo,ti ringrazio perchè questa notizia mi era sfuggita.Ormai,per avere una visione corretta di quello che ci accade intorno,ci siamo ridotti al "passa parola" e a comportarci come segugi nel sottobosco del Web. Alla prossima... C.M.C.
Non mi è possibile fare paragoni tra il movimento del '68 e questo di 40 anni dopo, se non osservazioni ovvie perchè macroscopicamente evidenti a tutti. L'analisi più approfondita delle connotazioni socio-culturali, politiche e psicologiche alla base del "nuovo 68" le lascio ai posteri perchè sono convinta che a caldo, a chi le sta vivendo, possano sfuggire elementi rivelatori di certi fenomeni più facilmente captabili dall'occhio distaccato di un osservatore che ha già superato questi momenti.Comunque, dal confronto che ne esce, appare chiaro che i nuovi fascisti si siano preparati meglio dei loro predecessori, ricorrendo a mezzi psicologicamente studiati di manipolazione delle masse e delle menti, agevolati, rispetto ai tempi antichi, dai moderni strumenti di informazione /disinformazione. Il tutto, condito con la vecchia logica della "politica della tensione" (di kossighiana memoria), si traduce in comportamenti violenti e coattivi di cui i responsabili ora non devono più neanche preoccuparsi di trovare eventuali giustificazioni da dover dare ai posteri perchè i nuovi politici non hanno più neanche il senso della storia.
Anna Maria Pollio
Non mi è possibile fare paragoni tra il movimento del '68 e questo di 40 anni dopo, se non osservazioni ovvie perchè macroscopicamente evidenti a tutti. L'analisi più approfondita delle connotazioni socio-culturali, politiche e psicologiche alla base del "nuovo 68" le lascio ai posteri perchè sono convinta che a caldo, a chi le sta vivendo, possano sfuggire elementi rivelatori di certi fenomeni più facilmente captabili dall'occhio distaccato di un osservatore che ha già superato questi momenti.Comunque, dal confronto che ne esce, appare chiaro che i nuovi fascisti si siano preparati meglio dei loro predecessori, ricorrendo a mezzi psicologicamente studiati di manipolazione delle masse e delle menti, agevolati, rispetto ai tempi antichi, dai moderni strumenti di informazione /disinformazione. Il tutto, condito con la vecchia logica della "politica della tensione" (di kossighiana memoria), si traduce in comportamenti violenti e coattivi di cui i responsabili ora non devono più neanche preoccuparsi di trovare eventuali giustificazioni da dover dare ai posteri perchè i nuovi politici non hanno più neanche il senso della storia.
Anna Maria Pollio
@ Anna M. Pollio
Sarà perchè la storia, come tutto il resto dell'educazione e della informazione è delegato in mano alla televisione... controllata, indovina da chi?
Altro che riforma della scuola. Tra breve passeremo alla TELESCUOLA!
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