Certo, è importante saper rispettare il dolore e commemorare chi non è più tra noi: Stefano Bazzo, Michele Cargnoni, Marco Partipilo, Giovanni Sabatelli, Carmine Briganti, Giuseppe Biscotti, Massimiliano Tommasi e Teodoro Baccaro. Uomini dell'84esimo centro Sar (Search and Rescue).
Morti perché l’elicottero HH3F su cui volavano è precipitato lo scorso 23 ottobre nei pressi di Dijon, Francia. Ma è altresì indiscutibile che proprio per riempire di significato anche una vicenda drammatica come la morte che se ne devono cercare le ragioni. Non solo quelle tecniche e circostanziali, atte a comprendere perché quell’elicottero e non altri sia caduto, ma quelle più generali che fanno sì che per un compito così importante come quello del salvataggio di vite umane si utilizzino mezzi aerei vecchi di trent’anni.
Il Ministro della difesa La Russa si appella all’imponderabilità dell’evento, dichiarando: "Ho chiesto informazioni precise e dettagliate e parlano a favore di un'assoluta imprevedibilità dell'evento". Precisando poi: "Mi assicurano che i mezzi erano assolutamente secondo la norma, ma questo non vuol dire che non bisogna intensificare ogni possibile misura di sicurezza".
Orbene, nulla da eccepire sulla posizione formale espressa dal titolare del dicastero della Difesa.
Diverse indagini sono già in corso e l’impegno è di “intensificare le misure di sicurezza”.
Queste dichiarazioni hanno però la pecca di scontrarsi con quanto dichiarato dal Capo di Stato Maggiore della Difesa Generale Camporini, durante un’audizione presso la Commissione Difesa del Senato, lo scorso 23 Luglio il quale rilevava che “il decreto-legge n. 112 del 2008 determinerebbe in brevissimo tempo un decadimento delle attuali capacità operative e dell’efficienza delle Forze armate in tutte le sue componenti (…) Verrebbe pregiudicata l’efficacia operativa dello strumento militare (…) forzata diminuzione delle attività addestrative principali per l’Esercito, le ore di moto per la Marina e le ore di volo per l’Aeronautica, diminuendo i margini di sicurezza nell’impiego (…) riduzione di 2,8 miliardi rispetto al progetto di bilancio 2009 e di 1,1 miliardi rispetto a quello del 2008. Per tutta la Difesa si tratterebbe di 3 miliardi di euro in meno rispetto al progetto di bilancio e di 800 milioni di euro in meno rispetto al 2008, con prospettive per il 2010 e 2011 anche molto peggiori in assenza di interventi correttivi (…) rilevato la sussistenza di ulteriori timori in relazione alla condizione del personale, (…) esiste una fondata preoccupazione per una prospettiva futura non favorevole rispetto all’approntamento e al mantenimento delle capacità operative, se non interverranno segnali positivi di inversione tendenziale nel settore (…) sul piano finanziario è ormai improcrastinabile prevedere risorse all’ammodernamento, rinnovamento e adeguamento tecnologico, generalmente a valenza pluriennale e svolti principalmente in cooperazione internazionale, dei mezzi e materiali”.
Insomma l’allarme veniva lanciato ormai da tempo, i tagli economici operati dal governo esponevano a seri rischi “diminuendo i margini di sicurezza nell’impiego”. Ciò nonostante, la posizione dell’esecutivo non mutava e nella discussione della finanziaria, alla presenza di La Russa e del sottosegretario Corsetto, il relatore Onorevole Speciale (ex Comandante generale della Guardia di Finanza), relazionava, senza che i primi due nulla eccepissero, che: “il decreto-legge n. 112 del 2008, ha definito lo scenario finanziario per il prossimo triennio, prevedendo (…) sensibili riduzioni di spesa a partire dall'anno 2009. Per effetto dell'applicazione di tali disposizioni lo stato di previsione della spesa del Ministero della difesa evidenzia un progressivo decremento degli stanziamenti di bilancio per il nuovo triennio che passano da circa 20,3 miliardi di euro per il 2009 a circa 18,9 miliardi di euro per il 2011. Significative riduzioni degli stanziamenti relativi a ciascun macrosettore di spesa, (…) In definitiva le previsioni complessive di spesa per la funzione Difesa ammontano per l'anno 2009 a 14.339,5 milioni di euro, con un decremento del 7 per cento rispetto al 2008. Per quanto attiene al PIL, il rapporto percentuale scende allo 0,87 per cento con un modesto decremento rispetto al 2008, quando era pari allo 0,966 per cento, e con un differenziale dello 0,55 per cento rispetto alla media dell'1,42 per cento che caratterizza i Paesi Europei. A fronte di un previsto modello a 190.000 unità di personale delle tre Forze armate e di una consistenza complessiva nel 2008 di circa 182.000 unità, si arriverà nel 2012 a una consistenza complessiva di appena 141.000 unità, con un'età media di oltre 30 anni. Tutto ciò comporta, fin da subito, sempre secondo la nota preliminare, pericolosi effetti degenerativi, sia sul piano organizzativo-sociale che sulla stessa capacità della Nazione di onorare gli impegni internazionali assunti. Per quanto riguarda il settore dell'esercizio, i relativi volumi finanziari risultano assolutamente insufficienti per assicurare, sia pure al minimo livello di adeguatezza, le attività di addestramento e formazione, le attività di manutenzione e le scorte di materiali necessarie per far fronte agli impegni nazionali oltre a quelli della NATO dell'UE e dell'ONU. In particolare, le proiezioni su base triennale 2009-2011, evidenziano il rischio di un progressivo decadimento operativo dello strumento militare con una riduzione prossima all'azzeramento delle esercitazioni, evidenziandosi una perdita di operatività che addirittura raggiungerebbe livelli prossimi allo zero nel 2012.”
Insomma nonostante gli slogan di facciata cha hanno caratterizzato la propaganda elettorale del centro destra, al grido di più sicurezza, la Difesa vede, così come tutto il resto del comparto pubblico, gravissimi tagli di spesa. Anzi i numeri da loro stessi rappresentanti ammettono che a fronte di uno stanziamento che con il Governo Prodi era ritornato prossimo al 1% del PIL, ora viene nuovamente ridotto allo 0,87%.
Evidentemente questi segnali non vengono, a tutt’oggi, ritenuti insufficienti a capire che le conseguenze di questa politica non produce effetti deleteri su atti formali e carte bollate ma sulla salute e la vita di persone. Che tra coloro che negli ultimi tempi sono stati trattati e definiti “fannulloni” vi sono, di fatto, anche coloro che mettendoci del proprio sopperiscono ai tagli ed alle carenze del sistema. Vi sono tutte le vittime, presenti e future di questa politica di annunci.
D'altro canto anche Veltroni , dinnanzi al popolo del PD, riunito al circo massimo due giorni dopo la tragedia, ha trovato parole solo per il sacrosanto riconoscimento dell’impegno delle forze dell’ordine, dimenticando l’impegno degli appartenenti alle forze armate (come se fosse la stessa cosa), anche solo per tributare un caritatevole commiato agli otto militari dell’Aeronautica, non meno morti bianche di tante altre, che destano in altri casi, le giuste riprovazioni e vistose levate di scudi del suo partito.
Insomma essere una categoria, quella dei militari, abituata a lavorare in silenzio paga il prezzo dell’oblio dei diritti a destra come a sinistra
www.fainotizia.it
QUESTO BLOG SOSTIENE IL
COMITATO PER IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI COSTITUZIONALI AI MILITARI
Perchè una Democrazia non può dirsi compiuta se non è stata capace di estendere tutte le sue regole e garanzie, fino in fondo a tutti i cittadini, anche quelli in divisa.
per informazioni ed adesioni scrivere a paolomelis66@yahoo.it
lunedì 27 ottobre 2008
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2 commenti:
E meno male che stanno in silenzio, i militari. Altrimenti altro che elicotteri. Verrebbero fuori tutte le magagne e i segreti tenuti nascosti in nome di una sicurezza nazionale che nel proprio nome troppe vite ha sacrificato....
@ annachiara
sai cosa penso?
Che proprio perchè i militari non possono parlare, sarebbe necessario che il resto della popolazione civile esigesse che il diritto di parola venga concesso anche a loro...
In tal senso esiste una corrente di pensiero che gode di un'ampio sostegno nella compagine militari, inclusi organismi della rappresentanza militare come cocer aeronautica, finanza, marina. Mentre il cocer esercito e carabinieri sono contrari, sebbene la loro base sia di tutt'altro avviso.
Il problema è chi sostiene maggiore democrazie nelle forze armate parla con la stessa voce di una formica e nel caos generale pochi altri riscono a sentire.
E' un nodo chiave che necessita di attenzione della popolazione,che una volta liberata dall'ottusità dei luoghi comui sui militari,avrebbe un beneficio diretto da una maggiore trasparenza nell'ambito della organizzazione difesa.
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