Quanti ricordano che pochi mesi fa era tutto un gran clamore per l’allarme stupri e sicurezza?
Non c’era TG o quotidiano che non dedicassero al tema il titolo d’apertura. Senza contare le migliaia di ore dedicati a dibattiti sul tema e sulle azioni di contrasto. Poi è intervenuto il Governo con la sua azione ha “risolto” il problema. A riprova la notizia è scomparsa dall’informazione.
Un po’ come era accaduto al problema rifiuti che una volta affrontato e “risolto” è stato derubricato a brevina dopo le previsioni del tempo.
Forse i media erano troppo distratti da altre vicende da non ritenere di dare lo spazio che veniva riservato in passato alla notizia dell’aggressione con stupro alla coppietta in quel di Milano. Magari si ritiene che sia ormai un fatto episodico e non riflesso di un fenomeno tutt’altro che debellato, nonostante il tanto declamato impiego dei militari per le strade, che tanto hanno contribuito alla “percezione” di maggior sicurezza da parte dei cittadini. Evidentemente il Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, non sembra essere dello stesso avviso se denuncia che “Sono quasi venti gli stupri che sono avvenuti dall'inizio dell'anno a oggi a Milano e provincia”.
Come si sa questa potrebbe essere misera propaganda disfattista, infatti tutti sanno che oggi il problema, con la P maiuscola, è quello dello stalking, termine che ormai tutte le casalinghe italiane padroneggiano con la stessa dimestichezza dell’aspirapolvere. Ancora una volta il “Governo del fare” identifica il problema e lo risolve. Fatto il decreto e subito arrestate 102 persone ed indagate altre 132. Come non convenire che telefonate fastidiose ed assillanti, siano più gravi di un’aggressione. Immagino che la nutrita schiera di uomini e donne di immagine e spettacolo che affollano le aule del parlamento siano più preoccupati del rischio stalking di un “ammiratore” particolarmente focoso, che di essere colti da un’aggressore in un parcheggio buio di una stazione di periferia o appartati col proprio partner in parco abbandonato.
Ma, si sa, non possiamo mica dare l’impressione di predicare al vento se si fa un decreto, i risultati devono arrivare già il giorno dopo, anche a seguito di denuncie e mandati giudiziari emessi precedentemente alla sua approvazione. Ecco, quindi, frotte di giornalisti pronti a spargere il verbo in ogni dove. La legge funziona, un altro obbiettivo è stato acquisito.
Dunque una stampa pronta a dare eco all’azione di Governo non può perdere tempo dietro a eventi marginali o di secondaria importanza. In tal senso fa un po’ tenerezza il Procuratore Antimafia Piero Grasso che, intervistato da Fazio, raccontava che durante un grande ed importante processo di mafia con centinaia di ergastoli e migliaia di anni di detenzione comminati, notando che nessun organo di stampa fosse presente, interpellando giornalista, questo rispondeva che la Mafia non fa notizia. Forse per questo deve andare in televisione per cercare di descrivere agli italiani che la criminalità organizzata è viva e vegeta e che per combatterla "Alla politica chiederei la benzina per le auto, piu' risorse umane e materiali” mentre prosegue “Abbiamo molte sedi disagiate, con pm che mancano”. Ma la politica sembra troppo impegnata con lo stalking per accorgersene, tant’è che il Procuratore, che ricordiamo ha assunto questo incarico unicamente grazie a ben due leggi adottate provate dallo scorso Governo berlusconi, pur di evitare che al suo posto sedesse Caselli, quindi si parla di Esecutivo “amico”, Denuncia che “Abbiamo un problema di leggi che potrebbero aiutarci a fare indagini patrimoniali". Per l’esattezza fa riferimento alla sua audizione alle commissioni Giustizia ed Affari Costituzionali, alle quali prospettava il rischio che "Nel ddl Sicurezza ora all'esame della Camera è stato introdotto un emendamento che di fatto limita i poteri del procuratore nazionale antimafia". Infatti, a seguito di questo provvedimento, il Procuratore Antimafia potrebbe intervenire solo quando la cosa, come dice lo stesso Grasso, "é già arrivata in Tribunale". "I poteri di impulso e coordinamento che ci erano stati concessi, con un altro decreto Sicurezza, anche sulle indagini preliminari saranno eliminati con questo emendamento che limita le nostre funzioni".
Il fastidio mostrato da Berlusconi su certa stampa troppo attenta denunciare le inefficienze dei soccorsi ai terremotati d’Abruzzo ed a cercare di identificare eventuali responsabilità in edifici che si sono sbriciolati troppo facilmente, già risponde a Grasso ed alle future indagini e controlli sul rischio di ingerenza della malavita organizzata nella ricostruzione dei paesi terremotati. O meglio fa capire che certe cose è meglio se hanno luogo lontano dai riflettori dei media.
L’appello del Procuratore Grasso a dare spazio sui media nazionali alla lotta alla Mafia oltre a smitizzare i protagonisti mafiosi, soprattutto in occasione di certe produzioni televisive, che andrebbero seguite o precedute da dibattiti e discussioni sul tema, è, quindi, destinato a cadere nel vuoto.
La lotta alla Mafia, alla Camorra, alla ‘Ndrangheta, alla Sacra Corona Unita, a tutta la criminalità organizzata ed alle loro connivenze politico-economiche, non sembrano essere una priorità per questo paese. Meglio preoccuparsi di vietare di mangiarsi un panino od un gelato per strada, di far la pipì in un angolo, di sdraiarsi su una panchina, di farsi massaggiare sul lettino in spiaggia, di chiacchierare con amici in un parco o di procurarsi di che vivere lavando vetri all’angolo di una strada, andare in giro portando borsoni e buste di plastica colme.
Se poi la polizia non riesce neanche ad entrare in certi quartieri, se poi in certi paesi le ragazze hanno la foto di uno dei Casalesi sul telefonino, oppure se i ragazzi non si sono persi una puntata della fiction su Riina, elevandolo al rango di eroe immortale alla stregua dei Rambo o dei Terminator. E’ tutta una questione di priorità. Così come, se all’Antimafia c’è un procuratore anziché un’altro, e sempre e solo una questione di priorità.