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COMITATO PER IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI COSTITUZIONALI AI MILITARI
Perchè una Democrazia non può dirsi compiuta se non è stata capace di estendere tutte le sue regole e garanzie, fino in fondo a tutti i cittadini, anche quelli in divisa.

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lunedì 27 aprile 2009

Il Procuratore Grasso e le priorità della stampa

Quanti ricordano che pochi mesi fa era tutto un gran clamore per l’allarme stupri e sicurezza?

Non c’era TG o quotidiano che non dedicassero al tema il titolo d’apertura. Senza contare le migliaia di ore dedicati a dibattiti sul tema e sulle azioni di contrasto. Poi è intervenuto il Governo con la sua azione ha “risolto” il problema. A riprova la notizia è scomparsa dall’informazione.

Un po’ come era accaduto al problema rifiuti che una volta affrontato e “risolto” è stato derubricato a brevina dopo le previsioni del tempo.

Forse i media erano troppo distratti da altre vicende da non ritenere di dare lo spazio che veniva riservato in passato alla notizia dell’aggressione con stupro alla coppietta in quel di Milano. Magari si ritiene che sia ormai un fatto episodico e non riflesso di un fenomeno tutt’altro che debellato, nonostante il tanto declamato impiego dei militari per le strade, che tanto hanno contribuito alla “percezione” di maggior sicurezza da parte dei cittadini. Evidentemente il Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, non sembra essere dello stesso avviso se denuncia che “Sono quasi venti gli stupri che sono avvenuti dall'inizio dell'anno a oggi a Milano e provincia”.

Come si sa questa potrebbe essere misera propaganda disfattista, infatti tutti sanno che oggi il problema, con la P maiuscola, è quello dello stalking, termine che ormai tutte le casalinghe italiane padroneggiano con la stessa dimestichezza dell’aspirapolvere. Ancora una volta il “Governo del fare” identifica il problema e lo risolve. Fatto il decreto e subito arrestate 102 persone ed indagate altre 132. Come non convenire che telefonate fastidiose ed assillanti, siano più gravi di un’aggressione. Immagino che la nutrita schiera di uomini e donne di immagine e spettacolo che affollano le aule del parlamento siano più preoccupati del rischio stalking di un “ammiratore” particolarmente focoso, che di essere colti da un’aggressore in un parcheggio buio di una stazione di periferia o appartati col proprio partner in parco abbandonato.

Ma, si sa, non possiamo mica dare l’impressione di predicare al vento se si fa un decreto, i risultati devono arrivare già il giorno dopo, anche a seguito di denuncie e mandati giudiziari emessi precedentemente alla sua approvazione. Ecco, quindi, frotte di giornalisti pronti a spargere il verbo in ogni dove. La legge funziona, un altro obbiettivo è stato acquisito.

Dunque una stampa pronta a dare eco all’azione di Governo non può perdere tempo dietro a eventi marginali o di secondaria importanza. In tal senso fa un po’ tenerezza il Procuratore Antimafia Piero Grasso che, intervistato da Fazio, raccontava che durante un grande ed importante processo di mafia con centinaia di ergastoli e migliaia di anni di detenzione comminati, notando che nessun organo di stampa fosse presente, interpellando giornalista, questo rispondeva che la Mafia non fa notizia. Forse per questo deve andare in televisione per cercare di descrivere agli italiani che la criminalità organizzata è viva e vegeta e che per combatterla "Alla politica chiederei la benzina per le auto, piu' risorse umane e materiali” mentre prosegue “Abbiamo molte sedi disagiate, con pm che mancano”. Ma la politica sembra troppo impegnata con lo stalking per accorgersene, tant’è che il Procuratore, che ricordiamo ha assunto questo incarico unicamente grazie a ben due leggi adottate provate dallo scorso Governo berlusconi, pur di evitare che al suo posto sedesse Caselli, quindi si parla di Esecutivo “amico”, Denuncia che “Abbiamo un problema di leggi che potrebbero aiutarci a fare indagini patrimoniali". Per l’esattezza fa riferimento alla sua audizione alle commissioni Giustizia ed Affari Costituzionali, alle quali prospettava il rischio che "Nel ddl Sicurezza ora all'esame della Camera è stato introdotto un emendamento che di fatto limita i poteri del procuratore nazionale antimafia". Infatti, a seguito di questo provvedimento, il Procuratore Antimafia potrebbe intervenire solo quando la cosa, come dice lo stesso Grasso, "é già arrivata in Tribunale". "I poteri di impulso e coordinamento che ci erano stati concessi, con un altro decreto Sicurezza, anche sulle indagini preliminari saranno eliminati con questo emendamento che limita le nostre funzioni".

Il fastidio mostrato da Berlusconi su certa stampa troppo attenta denunciare le inefficienze dei soccorsi ai terremotati d’Abruzzo ed a cercare di identificare eventuali responsabilità in edifici che si sono sbriciolati troppo facilmente, già risponde a Grasso ed alle future indagini e controlli sul rischio di ingerenza della malavita organizzata nella ricostruzione dei paesi terremotati. O meglio fa capire che certe cose è meglio se hanno luogo lontano dai riflettori dei media.

L’appello del Procuratore Grasso a dare spazio sui media nazionali alla lotta alla Mafia oltre a smitizzare i protagonisti mafiosi, soprattutto in occasione di certe produzioni televisive, che andrebbero seguite o precedute da dibattiti e discussioni sul tema, è, quindi, destinato a cadere nel vuoto.

La lotta alla Mafia, alla Camorra, alla ‘Ndrangheta, alla Sacra Corona Unita, a tutta la criminalità organizzata ed alle loro connivenze politico-economiche, non sembrano essere una priorità per questo paese. Meglio preoccuparsi di vietare di mangiarsi un panino od un gelato per strada, di far la pipì in un angolo, di sdraiarsi su una panchina, di farsi massaggiare sul lettino in spiaggia, di chiacchierare con amici in un parco o di procurarsi di che vivere lavando vetri all’angolo di una strada, andare in giro portando borsoni e buste di plastica colme.

Se poi la polizia non riesce neanche ad entrare in certi quartieri, se poi in certi paesi le ragazze hanno la foto di uno dei Casalesi sul telefonino, oppure se i ragazzi non si sono persi una puntata della fiction su Riina, elevandolo al rango di eroe immortale alla stregua dei Rambo o dei Terminator. E’ tutta una questione di priorità. Così come, se all’Antimafia c’è un procuratore anziché un’altro, e sempre e solo una questione di priorità.

mercoledì 22 aprile 2009

34.7°N, 85.7°E

Questa sequenza di numeri e lettere, chiaramente riconducibili a coordinate geografiche, indica un preciso punto del Tibet, definito da uno studio recente come punto più inaccessibile della Terra. In altre circostanze la questione potrebbe essere derubricata alla stregua del più classico “non ce ne può fregar di meno…”.

Eppure, scorrendo le notizie, leggiamo che, ancora una volta, la costituzione viene violentata ove delinea i contorni del diritto referendario dei cittadini. Così scopriamo che sarà necessaria una legge che certifichi l’accordo bipartisan del parlamento per effettuare la consultazione il 21 Giugno prossimo. Facendo sfregio di un istituto di democrazia diretta che la politica, negli ultimi anni ha sempre boicottato, dopo averlo brandito a mo di clava e con fare minaccioso per conseguire scopi molto meno nobili che la semplice espressione della volontà popolare. Volontà sempre più compressa e ridimensionata a partire dalla scelta dei propri parlamentari continuando con la possibilità di abrogare leggi ritenute ingiuste, o auspicando che qualora certe leggi vengano abrogate per via referendaria, non siano successivamente riproposte a spregio della volontà democratica dei cittadini.

Ciò non bastasse capita di scoprire che un’importante istituto di analisi della presenza dei politici sugli schermi televisivi trova inopportuno diramare le risultanze monitoraggio nell’ultimo mese circa l’assiduità del Presidente del Consiglio nei media. Curioso apprendere che non si può dire ufficialmente ciò che l’evidenza dei fatti pone sotto i nostri occhi ogni qualvolta guardiamo uno dei sette principali canali televisivi.

Questo lascerebbe intendere che l’attività politica ferve ed impegna aldilà dell’immaginabile i nostri rappresentanti. Aspetto da non trascurare anche alla luce delle imminenti elezioni del Parlamento Europeo. Immaginare che i nomi su cui apporremo la nostra croce, appartengono a cotanti esempi di abnegazione e indefessa dedizione al proprio mandato elettorale ben retribuito ma certamente sudato e meritato fino all’ultimo centesimo. Che poi Stella e Rizzo evidenzino che sono nostri 10 dei 20 più assenteisti, come il fatto che nella classifica dei 250 più presenti nelle varie com­missioni gli italiani sono solo 6, immagino che potremo ricondurlo a semplice circostanza occasionale.

Anche la scelta di Berlusconi di celebrare, per la prima volta dal 1994, le celebrazioni del 25 Aprile, aiuta a pacificare e rasserenare il clima, tanto più se si confermano le anticipazioni di Libero che lo vorranno commemorare i caduti nel Campo della Memoria, cimitero militare di Nettuno dove insieme ai caduti in divisa per la liberazione italiana, si trovano anche i repubblichini della Decima Mas.

Sarà il clima, sarà l’ottimismo che ci accompagna, sarà la primavera, ma tutte queste notizie altro non fanno che far immaginare che quel luogo sperduto tra i monti dell’Himalaya, sia proprio il luogo nascosto dove si trova la mitica Shangri-La, dove molto volentieri ci si vorrebbe rifugiare da questa Italia che piace sempre meno ed in cui, forse, gli italiani stessi faticano a riconoscersi.

sabato 18 aprile 2009

Democrazia di comodo

Sembra che il caos più grande del terremoto abruzzese sia andato a ripercuotersi sui tre referendum per la modifica del sistema elettorale. In effetti la cosa era tutt’altro che prevedibile. Di fronte ad una tragedia simile ci si aspetta quello che tutti quelli che hanno proferito l’intento “tutti uniti nell’interesse delle vittime” non si limitino alle parole. Purtroppo molti sembrano lungi dal voler concretizzare nei fatti quanto promesso.

La crisi finanziara che impedisce un congruo stanziamento di risorse per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma aveva indotto molti ad avanzare la richiesta di accorpare i referendum alle elezioni europee. In tal modo si avrebbe potuto conseguire un significativo risparmio di spesa da poter utilmente reimpiegare là dove era più necessario.

In effetti la richiesta non era nuova, già da tempo si sosteneva questa proposta, sempre invocando l’inutile dispersione di risorse, dai più stimata in oltre 400 milioni di euro.

Ora la contigenza sismica ha aumentando la consistenza dell’opinione pubblica favorevole all’accorpamento elettorale ed alla contestuale destinazione delle risorse risparmiate ai terremotati. La maggioranza divisa tra la sua coesione interna e l’apparire unica artefice della ricostruzione sembra subire il colpo. Infatti, sembra sciogliersi come neve al sole la tesi di parte della maggioranza parlamentare, per cui l’unificazione di referendum ed elezioni fosse giustificata dal fatto che le norme non consentano questo abbinamento.

Il problema di fondo è ormai chiaro, se questo referendum dovesse essere fatto in concomitanza delle elezioni europee, si raggiungerebbe agilmente il quorum. Rendendo valido l’esito della consultazione. Ergo quanti sono contrari ai quesiti sono altresì consci che di fatto il semplice fatto di validare la votazione implichi anche l’automatica vittoria dei si e quindi l’abrogazione delle norme cui essi fanno riferimento. Per farla breve una minoranza dei politici sa che una maggioranza degli italiani vuole una cosa e l’unico modo di impedire che questi possano veder riconosciuta la propria volontà è quello di impedirgli di votare boicottando la consultazione referendaria.

Secondo questa logica democratica di comodo, sembra muoversi questa maggioranza. Come se dicessero: “noi non vogliamo sapere cosa volete, noi vogliamo solo che voi diciate quello che vogliamo sentire, come e quando vogliamo noi”. Insomma la piena e spontanea libertà di essere d’accordo col Governo, nulla di più, nulla di meno.

Il dissenso va soffocato ed estirpato. Nessuna rilevanza ha la verità oggettiva dei fatti, l’unica cosa che conta è che quello che deve essere riferito deve essere strettamente necessario e funzionale agli scopi di alcuni.

In questo solco si muove la vicenda della puntata di Anno Zero sul terremoto in Abruzzo, con Santoro accusato di aver infranto quel fronte della solidarietà che implicava anche una sostanziale acriticità sui comportamenti delle istituzioni prima e dopo il terremoto.

Le polemiche che ne sono scaturite in realtà si sono concluse con un nulla di fatto. Perché se nel corso della trasmissione si fossero fatte delle accuse gratuite e lesive di alcuni soggetti coinvolti, nulla impediva di intraprendere le via legali per la tutela dei diffamati. Nessuno ha di fatto dimostrato l’infondatezza di quanto denunciato dalla trasmissione nel suo complesso. L’unica conseguenza è stata la sospensione di Vauro per una sua vignetta.

Ancora una volta nessuna reale ricerca della verità ma semplicemente atteggiamenti repressivi della libertà di espressione. Colpire al solo scopo di intimidire. Colpirne uno per educarne cento.

Così ne va di mezzo la satira, che storicamente è stata sempre caustica ed irriverente di vivi e morti.

Eppure la memoria corta di alcuni sembra aver cancellato l’approccio differente alla satira da parte di quanti oggi sembrano scandalizzarsi per il disegnatore toscano. Basti pensare a quanto furono diverse le posizioni del centrodestra sulla vignetta che ironizzava su Maometto pubblicata sul quotidiano danese Jyllands-Posten, per la quale si scatenò una crisi diplomatica con molti paesi di cultura islamica. Allora le posizioni di critica furono molto più tenui anzi più d’uno disse che si trattava solo di satira. Addirittura Calderoni, allora Ministro, indossò una maglietta con la vignetta incriminata, provocando “una manifestazione di protesta a Bengasi contro la pubblicazione delle note vignette satiriche. I manifestanti si stavano dirigendo verso il consolato italiano, unica rappresentanza di paese occidentale in città, quando sono stati fermati dalla polizia che ha energicamente represso la manifestazione evitando che venisse raggiunta la sede del Consolato.

Proprio alla base di questa vicenda si ricollega la nomina del danese Rasmussen a Segretario Generale della NATO, fortemente osteggiato dalla Turchia. Il Foglio scrive sul tema: Proprio il coraggioso rifiuto di Rasmussen di “giustificare” di fronte al mondo islamico un atto di libera satira, come le vignette su Maometto, la sua difesa del diritto di espressione, soprattutto la sua negazione di un “diritto” dei paesi musulmani di sentirsi irritati per una presunta offesa all’islam e di averne spiegazioni hanno costituito un nuovo “scandalo” per Erdogan, che ha mandato in crisi la Nato, che ha dovuto rimandare di un giorno la scelta. (…). Di peso è stato anche l’avvertimento del commissario europeo all’Allargamento Olli Rehn: “La posizione turca è un presupposto negativo alle sue aspirazioni a entrare nell’Ue perché in essa la libertà di espressione è un valore fondamentale”. La Nato, insomma, ha negato ai paesi musulmani il diritto a rappresentare ritorsioni per quel che vittimisticamente chiamano “Islamofobia”.

Ieri come oggi, la satira sembra essere l’utile strumento per giustificare ritorsioni politiche. Grimaldello per rivendicare posizioni di maggior potere e prestigio, salvacondotto per imporre regole repressive della libertà di opinione. Chi può dire cosa sia più offensivo tra i cimiteri abruzzesi e il rispetto per la figura del profeta Maometto? Eppure entrambe sembrano essere stati utilmente sfruttati per conseguire migliori posizioni politiche e diplomatiche. Non già dagli autori delle vignette in questione ma da quanti si sono stracciati le vesti perché da queste offesi.

Chi continua a pagare sempre e comunque il dazio è la libertà di espressione dei cittadini, sia nell’urna referendaria sia sulla pagina di un giornale.

Se fondamento di ogni indagine poliziesca che si rispetti è il “cui prodest” (a chi giova) non v’è dubbio che in tutta questa vicenda l’unico soggetto che ne trae comunque giovamento è il potere politico che aggiunge un nuovo mattone a quel muro che si sta innalzando intorno alla libertà d’espressione.

martedì 7 aprile 2009

Per una volta, nunca mas.

Il Capo della Polizia Manganelli annuncia i primi arresti per sciacallaggio nelle zone colpite dal sisma. Approfittare delle disgrazie altrui è quanto di più abietto ci possa essere. Proprio per questo la condanna e il contrasto di fenomeni come questo devono essere perseguiti col massimo della determinazione.

Proprio in ragione di questo clima è grande la corsa alla solidarietà ed all’unità nazionale. Ieri in Parlamento tutti i leader politici hanno proferito il proprio sostegno alle iniziative del Governo, in favore delle popolazioni terremotate. Con una generale concessione di “carta bianca”, l’opposizione cerca di collaborare a dare un’immagine migliore del confronto politico che fin qui si è avuto.

L’obbiettivo è aiutare chi soffre, quindi al bando le polemiche sterili che a nulla giovano.

In questo clima di generale buonismo siamo sicuri che questa sia la strategia più pagante?

Certo nessuna polemica sterile può essere intesa come di aiuto, sebbene, visto le esperienze passate possiamo dire che gli sciacalli più abietti siano quelli che non si sono limitati a rovistare tra le macerie alla ricerca di pochi effetti personali da rivendere altrove. Forse abbiamo già dimenticato le montagne di soldi per le ricostruzioni di turno (forse più alte delle macerie), che sono regolarmente sparite per finire in tasca alla criminalità organizzata o a politici “di facili costumi”.

Anche in passato ci fu la corsa alla solidarietà nazionale ed al deponete le armi del confronto politico, il risultato è che abbiamo popolazioni che a distanza di decenni vivono ancora nei container.

Oppure non abbiamo imparato dalle esperienze passate e fatto tesoro di esse per quel che riguarda le tecniche costruttive. Vedendo le immagini dall’alto scorgere interi edifici rasi al suolo affianco ad edifici sostanzialmente integri, non era possibile non ripensare a quella scossa di terremoto che causò pochi danni al paese di San Giuliano ma fu sufficiente a far crollare la sua scuola elementare causando la morte di 27 bambini e una maestra.

Eppure da allora nulla si è fatto per garantire la solidità strutturale di tanti edifici pubblici, addirittura proprio la scuola è stata oggetto di tagli al suo bilancio estremamente pesanti.

L’ Istituto Sismologico ha dichiarato che quello abruzzese è stato un sisma di media intensità, allora sorge più di un dubbio sulla tenuta progettuale e strutturale di molti edifici, relativamente nuovi, venuti giù come castelli di sabbia.

Per questo sarebbe oggi importante che ognuno assolva il proprio compito senza la benda del “volemosebene”, bensì con il rispetto del proprio ruolo fino in fondo. Con un Governo che, per un momento, scelga di abbandonare la strategia mediatica di comunicare solo la grandezza apparente numeri dei numeri del soccorso, quanti pasti, quante tende, quanti mezzi, quanti uomini al lavoro. Tralasciando la necessità di far sapere al paese, che in questo momento non ne ha bisogni, quanto sia bravo e generoso preoccupandosi unicamente di concentrarsi sui bisogni degli sfollati. L’annuncio di Berlusconi di edificare una “New Town” (perché si ostini ad usare termini anglosassoni è oscuro) vicino a L’Aquila non sembra andare nella direzione di chi cerca di trarre insegnamenti dal passato, perché soluzioni simili hanno prodotto da un lato nuovi insediamenti anonimi, brutti e privi di quell’anima che è alla base di una comunità che nasce e si sviluppa in un arco di tempo ampio secondo logiche sociali ben diverse dal semplice sradicamento dovuto ad un quartierino di nuova costruzione realizzato chissà dove. Dall’altro hanno lasciato paesi fantasma, semi diroccati il cui patrimonio storico e culturale è lasciato alla mercè dell’abbandono e delle intemperie.

Per questo è importante che l’opposizione eserciti fino in fondo la sua funzione di controllo dell’operato dell’esecutivo per prevenire ciò che in passato è avvenuto, per garantire che chi oggi soffre lo debba fare per il tempo minimo indispensabile, per garantire che sciacalli ben più grandi possano mettere le mani sui soldi destinati al soccorso ed alla ricostruzione. Vigilando che una volta tanto la logica del “nunca mas” possa farsi strada e, cessata l’emergenza, con meno clamore si cambi rotta, con progetti tesi a consolidare il patrimonio edilizio esistente, piuttosto che incentivare nuove edificazioni basate sulle logiche speculative che sono alla base di tragedie come queste.

domenica 5 aprile 2009

Ratata!

Durante la trasmissione di Rai Tre, Alle falde del Kilimangiaro, la conduttrice, Licia Colò ha reso noto che l’associazione Fare Ambiente ha preannunciato una querela contro di lei, oltre ad una interrogazione parlamentare a firma dei parlamentari iscritti alla medesima associazione. Per aver “incitato i telespettatori a sottoscrivere una petizione popolare contro la proposta di legge di Regolamentazione della caccia senza garantire una informazione equa, escludendo ogni tipo di contraddittorio”.

La proposta di legge in questione è a cura del Senatore del PdL, Franco Orsi. Tra le altre cose, se approvata, la proposta in questione prevede che ogni maggiore di 16 anni (tirocinante), previo assenso della patria potestà, potrà andare a caccia se accompagnato da cacciatore titolare di licenza di caccia da almeno 5 anni.

Curioso notare il sodalizio incidentale tra questa associazione ambientalista ed un appassionato Cacciatore come Orsi, già Assessore all'Ambiente e ai Parchi della Regione Liguria.

La sinergia risulta ancora più curiosa se si legge un comunicato del 29 agosto 2008:

Il Movimento Ecologista Fareambiente presieduto da Vincenzo Pepe, polemizza con la Soprintendenza di Salerno e Avellino perchè secondo il professore questo tipo di spettacoli non sono adeguati al posto di gran pregio come i Templi di Paestum. Nei prossimi giorni si farà promotore di un’interrogazione parlamentare, per denunciare l’utilizzo dei beni culturali per manifestazioni rock.

Tale presa di posizione sembra intendere che è preferibile evitare ad antichi edifici sopravvissuti a secoli di guerre e barbarie il frastuono di un ragazzo con una chitarra invitandolo, invece, a devastare la quiete e la pace di un bosco o di un campo con ben altro fragore, quello di un fucile che spara uccide.

Gianni Moranti in una sua vecchia canzone descriveva benissimo i giovani che lasciavano le chitarre per le armi:

C'era un ragazzo
che come me
amava i Beatles
e i Rolling Stones

girava il mondo,
veniva da
gli Stati Uniti d'America.

Non era bello
ma accanto a sé
aveva mille donne se
cantava "Help" e "Ticket to ride"
o "Lady Jane" o "Yesterday".

Cantava "Viva la libertà"
ma ricevette una lettera,
la sua chitarra mi regalò
fu richiamato in America.

Stop! coi Rolling Stones!
Stop! coi Beatles.
Stop!
Gli han detto vai nel Vietnam
e spara ai Vietcong...

C'era un ragazzo
che come me
amava i Beatles
e i Rolling Stones

girava il mondo,
ma poi finì
a far la guerra nel Vietnam.

Capelli lunghi non porta più,
non suona la chitarra ma
uno strumento che sempre dà
la stessa nota ratatata.

Non ha più amici, non ha più fans,
vede la gente cadere giù:
nel suo paese non tornerà
adesso è morto nel Vietnam.

Stop! coi Rolling Stones!
Stop coi Beatles.
Stop!
Nel petto un cuore più non ha
ma due medaglie o tre...