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COMITATO PER IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI COSTITUZIONALI AI MILITARI
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venerdì 4 luglio 2008

Simul stabunt simul cadent.

Tutti gli italiani sono in preda all’ansia da intercettazioni. Non c’è bar, angolo di strada, autobus o locale pubblico dove non si possa percepire inequivocabilmente la sensazione di terrore che attanaglia la persona qualunque, ogniqualvolta si accinge ad intrattenere una conversazione telefonica.
Non può essere diversamente perché il mandato elettorale plebiscitario, che è stato dato a Berlusconi, è omnicomprensivo. Ivi incluso il legame simbiotico con le sue sofferenze interiori e le sue preoccupazioni primarie.
Che valgono i sondaggi mistificatori di certi media “ostili” che riferiscono artatamente di un popolo in preda a preoccupazioni più terrene. Ma quale apprensione per l’economia che, trascinata giù dalla bolletta petrolifera, svuota vertiginosamente conti in banca già depauperati e portafogli in preda a crisi depressive per ansia da solitudine. Neanche il lavoro può assurgere a turbativa dei riposi notturni, con i suoi giri di vite per gli statali, che, finalmente, da malati avranno un ottimo alibi per oziare in pantofole nella loro casa, senza il dubbio di dover uscire a farsi visitare, “prego si accettano solo visite a domicilio”.

Che dire del sistema sociale e del sostegno ai più poveri. Nessuno si turbi per le missive vagamente minatorie dell’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale pubblica del Comune di Roma.
I cui conti sono stati pignorati dalla giunta capitolina, per insolvenza dell’ I.C.I. dal 1993 al 2002 (ironico se si pensa a tutto il mancato introito per l’abrogazione della medesima imposta per tutti gli edifici religiosi, alberghi inclusi, di cui è affollata Roma) che ora costringeranno gli inquilini a rinunciare al lusso di disporre di ascensori o di poter avere l’acqua corrente in casa.
Quello che il popolo vuole, non è il recupero del potere d’acquisto dei salari, l’edilizia popolare agevolata per i meno abbienti, il rinnovo dei contratti scaduti, un lavoro dignitoso e sicuro, una pensione per una vecchiaia tranquilla, una sanità gratuita che dia sollievo alle inevitabili infermità, una scuola pubblica che prepari i ragazzi al futuro e li educhi al rispetto delle regole e dei diritti.
Perché se la testa soffre tutto il corpo se ne duole e null’altro può essere affrontato. Allora si liberi il capo da lacci e laccioli. Senza i quali sarà libero di esprimere tutta la sua vulcanica esuberanza e mascolinità. Che alcuni vorrebbero mettere alla berlina, alludendo ad una sorta di “ius primae nocti” ministeriale, per la selezione dei candidati. E quand’anche fosse, cosa c’è di male nel voler soppesare le capacità di ogni futuro ministro. Jonathan Swift, nei suoi “Viaggi di Gulliver” descriveva le acrobazie circensi di coloro che aspiravano a governare il mondo di Lilliput. Mussolini non esitò a varare le prove di ardimento per gerarchi ed amministratori. Quindi nessuno si desti al grido dello scandalo se Tremonti o La Russa abbiano dovuto dar prova delle loro inequivocabili doti al Presidente del Consiglio, anche nell’intimo dell’alcova.
Gli italiani sanno pazientare perché la loro sorte è inequivocabilmente unita, a doppio filo, con il loro “leader maximo”. E non vi può essere serenita nel paese se essa non alberga nel suo cuore. Perché “come insieme staranno così insieme cadranno”.


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